Il 29 marzo i cittadini saranno chiamati a votare sul referendum costituzionale per confermare il taglio dei parlamentari.
A Bari giovedì 13 febbraio alle ore 11.00 presso l’Ateneo dell’Università A. Moro (vicinanze Bar) dirigenti e militanti del Comitato “C’è chi dice No” del Partito Radicale saranno presenti per “offrire un caffè per la Democrazia” e chiedere che venga rispettato e garantito il diritto dei cittadini di “conoscere per decidere”.
Secondo i Radicali, il costo del un caffè all’anno è il risparmio per ogni cittadino con il taglio del numero dei parlamentari.
«Dopo anni di informazione a senso unico, senza dibattito, senza alcun contraddittorio – si legge in una nota del partito –, è iniziata la campagna referendaria sul taglio del numero dei parlamentari nel silenzio assoluto e assordante dei media e in particolare del servizio pubblico. A meno di un mese e mezzo alla data del voto sul referendum costituzionale la non informazione ai cittadini regna sovrana. Maurizio Turco, Segretario del Partito Radicale, Irene Testa Tesoriera del Partito Radicale e Presidente del Comitato “C’è chi dice no” per il no al referendum confermativo della riforma costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari , chiedono da giorni, dalla data di indizione referendaria pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, che la campagna di informazione inizi al più presto. Preoccupazione è stata espressa dal Partito e dai Comitati circa gli spazi previsti, i soggetti ammessi, le fasce orarie di trasmissione, la necessità di evitare che ci siano soltanto tribune politiche referendarie di scarso appeal. I Radicali chiedono all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e alla Commissione di Vigilanza Rai di assicurare il rispetto del perentorio termine di legge per adottare i rispettivi regolamenti della campagna elettorale radiotelevisiva».
Il vero problema del referendum sul taglio dei parlamentari in questo momento è il silenzio. Non solo dei media (nonostante gli obblighi di legge a informare i cittadini) ma soprattutto dei promotori veri della legge: i 5Stelle. Hanno cercato in tutti i modi di evitare un dibattito sulla legge, hanno comunicato che il taglio era promulgato mentre trattandosi di riforma costituzionale era consequenziale che vi fosse un referendum.
E ora recriminano sui costi della consultazione mentre sono stati loro, mettendo mano alla Costituzione, a renderlo necessario. Una semplice riduzione degli stipendi, come nel programma 5S del 2018, non avrebbe richiesto modifica costituzionale. Ma hanno voluto piantare la bandierina della demagogia e dell'antipolitica.