Più di 3000 le sardine giunte difronte alla prefettura, in piazza Liberta a Bari, per il primo ritrovo nel capoluogo pugliese.
Probabilmente non si era “stretti come sardine”, ma comunque tanti i giovani, i bambini, gli adulti, gli anziani, dalla provincia e dalla città, che hanno deciso di incontrarsi per manifestare il proprio dissenso nei confronti della politica dell’odio, di un linguaggio violento basato sulla continua ricerca di un capro espiatorio, un nemico, un diverso.
Le sardine, disegnate sui cartoni, hanno colorato la piazza ricordando che “a Bari nessuno è straniero” e che “la nostra patria è il mondo, come per i pesci il mare” ma soprattutto che “Bari non si lega”, nessuna offesa, nessun simbolo, nessun partito, come da premesse nazionali.
Sul palco era libera la possibilità di intervenire ed esprimere un pensiero.
Francesca, una delle organizzatrici del sit-in barese, ha ribadito che “non vogliamo una politica di odio e violenza ma costituzionale e vogliamo riportare in piazza una politica che ponga al centro temi di cui non si parla più: lavoro, integrazione, immigrazione“, ma è stato anche ricordato che “Bari, medaglia d’oro per la resistenza, città in cui è stata chiusa la sede fascista di Casapuond, non seguirà la scia dell’intolleranza”.
Ai discorsi e alla lettura di alcuni articoli della Costituzione, si sono alternati momenti di musica simbolica da Caparezza e De Gregori.
Gioioso e pacifico quindi il clima in piazza Libertà, ma soprattutto forte il desiderio che sia restituita al più presto, alla gente, la politica seria di cui l’Italia ha bisogno.
3 mila, quasi, e dunque molto meno degli annunciati 12 mila via internet. Eppure hanno goduto di promo pubblicitari gratuiti di tutti i giornali.
Poche giovani sardine e molte sarde stagionate, come le canzoni anni '70 degli Inti Illimani cantate li.
Morale: non è possibile fondare un movimento sull'antisalvinismo, senza uno straccio di programma e sui resti della sinistra-sinistra.