Cultura

A un 30enne pugliese il premio Issnaf per la fisica: dal satellite monitora i ghiacciai

La Redazione
Pietro Milillo vince l'Annamaria Molteni Award for Mathematics and Physics Science
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Utilizzare i satelliti per monitorare lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide e il deterioramento di infrastrutture come strade, ponti e argini, nell’ottica di poter prevenire così futuri disastri. È la sfida a cui lavora Pietro Milillo, ricercatore al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, il centro studi della NASA che, oltre ad essere noto per aver costruito numerosi rover marziani, studia l’ecosistema terrestre.

Nato a Casamassima, in provincia di Bari, nel 1989, è il vincitore dell’Annamaria Molteni Award for Mathematics and Physics Science agli ISSNAF Award 2019. Il premio è stato consegnato il 14 novembre all’ambasciata italiana di Washington, durante l’evento annuale di ISSNAF, la fondazione che raggruppa quattromila scienziati e accademici italiani attivi in Nord America.

Sin da piccolo appassionato all’universo – interesse trasmesso dal padre – inizia la sua carriera con una laurea triennale in fisica all’Università di Bari, al quale seguirà una magistrale nello stesso ateneo. Si sposta poi a Potenza per un dottorato in ingegneria ambientale presso l’Università della Basilicata. Durante il dottorato di ricerca viene indirizzato al Jet Propulsion Laboratory della NASA presso il California Institute of Technology per completare il percorso di specializzazione con il tutorato del professor Mark Simons. Partecipa in seguito a un bando USA della NASA per un Post-doc che svolge per due anni con il suo mentor, il professor Eric Rignot. Per permettergli di proseguire le attività di ricerca, la NASA gli offre un posto come ricercatore nel gruppo Radar Science and Engineering.

«La mia ricerca si concentra sul telerilevamento e il monitoraggio ambientale – spiega Pietro Milillo -. Con i satelliti a disposizione del laboratorio studio i ghiacciai in Antartide e analizzo le infrastrutture alla ricerca di indicatori di potenziale deterioramento. Per quanto riguarda l’Antartide, in particolare, sto studiando gli effetti del cambiamento climatico sul ghiacciaio Thwaites, enorme ghiacciaio che sciogliendosi completamente porterebbe ad un innalzamento degli oceani di oltre mezzo metro. Lo studio delle infrastrutture, invece, si concretizza nell’utilizzare satelliti per capire come il suolo si deforma, e sviluppare reti neurali, cioè sistemi di intelligenza artificiale particolarmente sofisticate, in grado di analizzare ed individuare elementi precursori di disastri. Sono profondamente grato agli USA ed in particolare a NASA – JPL per l’opportunità offertami di proseguire ad alto livello il lavoro di ricerca in questo campo».

venerdì 15 Novembre 2019

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