Cronaca

Usura ed estorsioni: 13 arresti a Bari. In manette anche 6 beneficiari del reddito di cittadinanza

La Redazione
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Usura ed estorsioni: 13 arresti a Bari. In manette anche 6 beneficiari del reddito di cittadinanza
Dei 13 soggetti, 5 sono in carcere e 8 agli arresti domiciliari
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Un vasto giro di usura è stato scoperto dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bari che stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone (5 in carcere e 8 agli arresti domiciliari), di cui 6 beneficiari di reddito di cittadinanza.

Le indagini, coordinate dal Procuratore facente funzioni Roberto Rossi e dirette dal Pm Lanfranco Marazia, hanno portato alla luce condotte di usura di tipo “domestico” per centinaia di migliaia di euro, poste in essere, nel periodo 2011-2020, prevalentemente da donne appartenenti a 4 nuclei familiari nei confronti di loro vicini di casa, residenti nei quartieri popolari Japigia, San Pasquale e San Paolo di Bari.

In particolare, le indagini sono state avviate a seguito delle dichiarazioni rese da un’anziana donna di Bari, in gravi difficoltà economiche, la quale – presentatasi nel maggio 2019 presso la Guardia di finanza denunciò di essere stata e di essere, tuttora, vittima di usura da parte di diversi “aguzzini”.

Il “modus operandi” dell’attività usuraria prevedeva la restituzione della somma prestata in un arco temporale ricompreso – nella maggior parte dei casi tra una settimana ed un massimo di 6 mesi – con l’applicazione di tassi di interesse annui fino a oltre il 5.000%. Spesso gli usurai costringevano le loro vittime a pagare gli interessi anche ricorrendo a violenze e minacce, quali – a titolo esemplificativo – le seguenti: “Se non paghi vengo e ti sbrano”; “Se non paghi ti brucio l’auto”; “Ti mando mio figlio con la pistola”, “…ti faccio saltare in aria…”.

Inoltre, per i prestiti ottenuti vigeva la regola del “salto rata”, ovvero la vittima – laddove non fosse stata in grado di pagare, alla scadenza, la rata pattuita – era costretta a versare una “penale”, denominata “solo interesse”, ammontante al 50% della rata mensile prevista, con la conseguenza che il debito residuo rimaneva inalterato e che i tempi di estinzione del prestito si allungavano.

Le attività investigative hanno, altresì, consentito di accertare che le singole rate dei prestiti usurari erano corrisposte in contanti o attraverso la ricarica di carte postepay prepagate intestate agli stessi usurai, nonché a persone loro vicine.

Oltre a famiglie con gravi difficoltà economiche, sono caduti nella “morsa” dell’usura impiegati, commessi ed operai, alcuni dei quali anche accaniti giocatori di “bingo”, “lotto”, “slot machine” e “gratta e vinci”, tanto che, in una circostanza, una vittima, “ludopatica”, si è ritrovata in difficoltà tali da dissipare intere fortune, arrivando persino a vendere l’abitazione nella quale viveva.

Nel corso delle indagini, in più, è stato possibile accertare che una delle aguzzine – nonostante le misure restrittive imposte dall’ultimo lockdown – non aveva esitato, pur di vedersi regolarmente pagata la rata mensile, a recarsi presso l’abitazione della sua debitrice e farvi ingresso, con la forza, priva dei dispositivi di protezione, nonostante nella casa vi fosse un’anziana allettata, con gravi problemi di salute.

Infine, è emerso che 6 dei 13 soggetti arrestati sono risultati percettori del Reddito di Cittadinanza, avendo dichiarato di non essere titolari di alcun tipo di reddito.

lunedì 9 Novembre 2020

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