Cronaca

Azienda di import/export sfruttava 7 operai. Denunciati i proprietari

La Redazione
I dipendenti lavoravano 10 ore al giorno, con paga oraria di 2,20 euro in luogo dei 9 previsti dai contratti collettivi nazionali
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Nella giornata di ieri i Carabinieri della “task force” dedicata al contrasto del fenomeno della intermediazione illecita e dello sfruttamento del lavoro hanno deferito in stato di libertà un 55enne, titolare di una impresa di import/export ed il figlio 27enne, entrambi incensurati.

Nel corso di preliminari servizi di osservazione, i miliari operanti avevano focalizzato la loro attenzione su un capannone nella zona industriale di Modugno, ove riscontravano, alle prime ore del giorno, un andirivieni di operai di origine africana ed asiatica, a bordo di biciclette o anche a piedi, che raggiungevano il luogo di lavoro per abbandonarlo solo in tarda sera. Al fine di verificare il rispetto delle norme poste a tutela dei lavoratori, i militari decidevano di effettuare un controllo, accertando che in realtà si trattava di una vera e propria impresa di spedizioni all’intero della quale lavoravano almeno 7 operai di cui 4 africani e 3 cinesi, dei quali 2 irregolari sul territorio nazionale. Tutti identificati dai militari mentre erano intenti a scaricare un camion di addobbi natalizi. Veniva, inoltre, accertato che il titolare era un cittadino cinese, ma di fatto le attività quotidiane erano dirette dal figlio, il quale aveva reclutato gli operai, stabiliva i turni, distribuiva le buste paga e autorizzava le pause.

Tutti i lavoratori erano occupati in condizioni di sfruttamento in quanto lavorando 10 ore al giorno, con paga oraria di euro 2,20 in luogo di euro 9,00 previsti dai contratti collettivi nazionali. Non erano stati sottoposti alla prescritta visita medica e non avevano ricevuto alcuna formazione sui rischi per la salute e sicurezza del lavoratore. Il controllo sugli operai era invece preciso e costante, basato su un sistema di telecamere interne che riprendevano tutte le loro prestazioni. Da parte loro, gli operai, bisognosi di lavorar per mantenere le famiglie nei paesi di origine, accettavano le condizioni di sfruttamento.

Al termine degli accertamenti l’imprenditore ed “il caporale” sono stati deferiti in s.l. con l’accusa di sfruttamento del lavoro per omessa formazione dei dipendenti sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro e mancata valutazione delle condizioni di salute in relazione all’impiego; per la violazione delle disposizioni per il contrasto del lavoro irregolare; per il divieto di assunzione di lavoratori privi di permesso di soggiorno e per il divieto di uso di impianti audiovisivi per il controllo dei lavoratori (l. nr. 300/1970).

Contestualmente sono state elevate sanzioni amministrative ed ammende per quasi 41.000,00 euro.

venerdì 11 Ottobre 2019

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