Cronaca

Agricoltura, blitz contro caporalato. Tre arresti

La Redazione
Indagini della Finanza di Mola di Bari. Obbligo di dimora per 4 persone
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Tre arresti e quattro obblighi di dimora nell’ambito di un’indagine della Procura di Bari sul fenomeno del caporalato in agricoltura.

In azione i Finanzieri
della Tenenza di Mola di Bari. In manette sono finiti una donna di Mola di Bari, l’amministratore
e l’addetto alla contabilità di un’azienda agricola di Bisceglie.

L’obbligo di dimora riguarda 4 soggetti, ritenuti appartenenti a un consolidato sodalizio
criminoso dedito al reclutamento e allo sfruttamento di braccianti agricoli
prevalentemente nel settore della raccolta dell’uva da tavola e delle ciliegie.

Nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Bari, è stato disposto il controllo giudiziario dell’azienda biscegliese che conta oltre 1.000 dipendenti l’anno, e il sequestro preventivo “per sproporzione” di beni costituiti da immobili, terreni, autovetture e rapporti bancari e postali per un importo complessivo stimato in oltre 1 milione di euro. Gli indagati, riferiscono gli inquirenti, non sarebbero stati in grado di giustificare la lecita provenienza della somma.

L’operazione denominata “Macchia Nera” costituisce l’epilogo di una complessa e articolata attività, avviata dal giugno 2016 dalla Guardia di finanza di Mola di Bari. Gli investigatori contestano l’esistenza e la piena operatività di un’associazione, operante nel comprensorio Sud – Est barese, finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, all’estorsione in danno dei lavoratori, alla truffa ai danni dell’Inps e all’autoriciclaggio.

I presunti promotori dell’organizzazione, nei ruoli di amministratore di una società, di addetto alla contabilità aziendale e di una caporale di Mola di Bari, a sua volta accusata di essere a capo di una rete di caporali, facendo leva sullo stato di bisogno economico, avrebbero organizzato il reclutamento dei lavoranti nel comprensorio del Sud-est Barese (Mola di Bari, Noicattaro, Conversano, Rutigliano) per condurli a bordo dei pullman dell’azienda agricola sia nel magazzino a Bisceglie e sia nei tendoni di uva da tavola dislocati nel Sud est Barese – agro di Mola di Bari e Rutigliano, nel Nord-barese (Andria, Barletta e Trani) e nell’agro di Trinitapoli, in provincia di Foggia.

I lavoratori, secondo la Procura, sarebbero stati costretti, con la minaccia del licenziamento, a effettuare massacranti orari di lavoro con turni giornalieri di oltre 10-13 ore continuative, anche di notte e per 28-30 giorni consecutivi.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, condividendo la richiesta formulata dalla Procura e riconoscendo la sussistenza del reato, ha disposto il controllo giudiziario dell’azienda e la conseguente nomina di un amministratore giudiziario.

L’operazione di oggi vede l’applicazione dell’importante misura introdotta dalla legge 199 del 2016, che ha apportato significative modifiche all’articolo 603-bis del Codice penale sul caporalato. Legge entrata in vigore il 4 novembre 2016 e di primissima applicazione in Puglia, che prevede la sottoposizione a controllo giudiziario dell’azienda, mediante la nomina di un amministratore giudiziario da affiancare all’imprenditore nella gestione dell’azienda, autorizzandolo allo svolgimento degli atti di amministrazione utili all’impresa e ad adottare adeguate misure anche in difformità rispetto a quelle proposte dall’imprenditore stesso, al fine di non interrompere l’attività produttiva. È questa la volontà del legislatore che mira a eliminare le condizioni che avevano determinato lo sfruttamento dei lavoratori, ma non a compromettere l’occupazione e il valore economico del complesso aziendale.

martedì 24 Luglio 2018

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