«Dopo la sentenza del Tar è arrivato il momento delle scelte responsabili».
A dirlo Pino Gesmundo (segretario generale CGIL Puglia) e Claudio Menga (segretario generaleFLC CGIL Puglia) che così commentano la sentenza di stamattina.
«Ci risulta singolare – affermano i due sindacalisti – che, sia pure per motivazioni esattamente opposte, Emiliano e il Codacons abbiano entrambi espresso analoga soddisfazione nei confronti di una sentenza che, nella loro interpretazione, riconoscerebbe la legittimità dell’ordinanza 413 con cui la Regione Puglia attribuisce alle famiglie la facoltà di scegliere se avvalersi o meno della didattica in presenza.
A nostro avviso, invece, il Tribunale non legittima affatto il contenuto specifico della nuova ordinanza ma chiarisce solo che è nelle competenze delle Regioni applicare ulteriori disposizioni più restrittive rispetto a quelle statali di contenimento del rischio epidemiologico.
Al netto della pura analisi tecnica del dispositivo del Tribunale, noi, invece, coerentemente con quanto abbiamo affermato con forza in questi giorni, continuiamo a ribadire che il vulnus più grave inferto alla scuola pugliese consista proprio nel modello di “scuola come servizio a domanda individuale” introdotto, pericolosamente, dall’ordinanza n. 413 contro il mandato che alla scuola è affidato dalla Costituzione
Dal nostro punto di vista, quindi, la sentenza del TAR Bari rimette integralmente alla dimensione politica ogni scelta che la Regione è chiamata ad assumere. Alla luce di questa sentenza, ora più che mai, va fatta un’operazione di verità rispetto a quanto accaduto sinora: la responsabilità per la recrudescenza dei dati sulla diffusione del contagio da COVID-19, per il collasso del sistema di tracciamento delle Asl, per la saturazione dei posti letto nelle corsie d’ospedale e nei reparti di terapia intensiva, per il mancato decollo di un sistema dei trasporti dedicati ai servizi scolastici, vanno addebitate a precise scelte operate autonomamente della Regione e delle quali ora la scuola è indebitamente chiamata a pagare il prezzo più alto.
Per questo valutiamo non più procrastinabile l’avvio di un tavolo istituzionale di confronto che, abbandoni la linea dello scaricabarile sulle singole famiglie di competenze che sono esclusive della scuola, rendendosi capace di guardare anche in prospettiva per rimettere, quanto prima, le istituzioni scolastiche in grado di ripartire con la didattica in presenza.
A tal fine si dovranno garantire le condizioni di sicurezza assoluta per la tutela della salute dei lavoratori e degli studenti anche tramite la revisione dei protocolli di sicurezza, ormai inadeguati all’attuale scenario epidemiologico.
Solo così potremo garantire il diritto costituzionale alla salute senza sacrificare il diritto all’istruzione, superando gli stucchevoli scontri politici e istituzionali di queste ultime ore.
Per questo le scriventi Organizzazioni Sindacali ribadiscono la richiesta urgente di un tavolo di confronto con la Regione Puglia al fine di individuare un percorso condiviso che porti a decisioni ponderate, efficaci e tempestive».
Come fa Emiliano a vantarsi della “didattica a scelta”? Quella che sta gettando nella confusione insegnanti, genitori e alunni. Il problema è il troppo potere dato ai “governatori”. Gli ha.dato alla testa.
La Cgil dovrebbe essere edotta almeno dagli indegnanti suoi iscritti sui danni ai ragazzi causati dalla didattica a distanza. Sistema imposto dalle compagnie telefoniche per rendere obbligatorio l'abbonamento adsl invece della frequenza scolastica. E la,Regione Puglia ha fatto favoreggiamento istituzionale.
Chiusura delle scuole? Gioiscono soprattutto le compagnie telefoniche. Scuola non obbligatoria ma abbonamenti telefonici si.
La cosa inconcepibile è che un Presidente di Regione abbia il potere assoluto di chiudere le scuole, senza confrontarsi con nessuno.
Ma i genitori su che basi scientifiche scelgono se mandare o meno i loro figli a scuola? Si sceglie quasi sempre sulla spinta di dati emotivi, quelli dei contagi e dei decessi forniti dalla Regione. La stessa Regione che poi permette di lasciare i figli a casa. Un circolo vizioso.