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Un nuovo ospedale a Bari, in una struttura inutilizzata da 20 anni: «Ecco il Maugeri»

La Redazione
Completata la riqualificazione di Villa Patrizia. Per la Fondazione Maugeri è una «case history di buona edilizia sanitaria»
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«Palme e arbusti di salvia, rosmarino e lavanda contornati da ghiaietto bianco delle cave pugliesi: c’è anche del verde, mediterraneo e pugliese, nei 35mila metri quadri (15mila esterni) del nuovissimo Istituto Maugeri IRCCS Bari, che occupa un’area fra il viadotto Tatarella della Tangenziale, la ferrovia e la via Generale Bellomo, arteria molto importante per chi entri ed esca da Bari»: così la Fondazione Maugeri presenta e descrive la nuova struttura.

Il nuovo ospedale, che sarà inaugurato dal governatore Michele Emiliano e dal sindaco Antonio Decaro, è il frutto di una lunga riqualificazione dell’area e dell’immobile, Villa Patrizia, 7 piani (di cui tre nel sottosuolo), per 60mila metri cubi complessivi, costruito nel 1997 ma mai utilizzato. L’immobile è stato ceduto a giugno 2018 dal gruppo Matarrese al fondo Iaso, gestore del patrimonio immobiliare di ICS Maugeri Spa Società Benefit, che ci sposterà, entro l’anno, il suo storico IRCCS di Cassano delle Murge.

«Siamo una società benefit – spiega il direttore generale Maugeri, Paolo Migliavacca – e non potevamo intervenire su un’area urbana in crescita, come quella di Santa Fara, pensando solo al ‘contenuto’ del nostro ospedale. Abbiamo voluto farne un luogo bello, che portasse valore sociale e ambientale a quel pezzo di città».

Il grande edificio a specchi è stato da subito oggetto di una indagine di Medicina ambientale, una delle branche su cui l’allora Fondazione Maugeri è nata nel 1965: la Medicina del lavoro e l’igiene industriale.

«Uno studio dell’Arpa del 2010 – spiega l’ingegner Alessandro Vaccarella responsabile dei Servizi tecnici Maugeri – aveva misurato i campi elettromagnetici intorno alla centrale telefonica e al ripetitore confinanti con la struttura, ma abbiamo voluto che il nostro Centro di Ricerche Ambientali di Padova inviasse i propri tecnici per alcuni giorni, a fare nuove misurazioni di induzione magnetica a bassa frequenza e dei campi elettromagnetici a radiofrequenza. I valori rilevati – prosegue l’ingegnere – risultano leggermente inferiori rispetto a quelli di nove anni fa e comunque inferiori all’obiettivo di qualità per la popolazione».

Nel corso del 2019 la centrale telefonica presente nell’immobile confinante con l’Istituto è stata dismessa e con essa tutte le antenne presenti sulla copertura: “E anche gran parte delle antenne sul traliccio sono scollegate, restano in funzione solo quelle per la telefonia mobile”.

Altri accertamenti hanno riguardato il radon, il gas radioattivo talvolta presente sotto la superficie terrestre: “Trattandosi di una struttura che ha tre piani interrati”, prosegue l’ingegnere, “dove è prevista attività ambulatoriale e riabilitativa, abbiamo attivato i monitoraggi che il nostro Centro realizza normalmente in tutta Italia e l’esito è stato sempre negativo”.

Infine, prosegue Vaccarella, «è stato previsto un importante intervento di consolidamento delle strutture per conseguire il miglioramento sismico: si è intervenuti su parte delle strutture esistenti e sulle fondazioni, oltre a inserire nuovi travi in acciaio, di collegamento tra il solaio al piano terra e blocchi di calcestruzzo interrati».

La rifunzionalizzazione dell’edificio ha interessato le aree interne: «Si trattava di ripensare spazi concepiti, nel 1996, per creare una clinica tradizionale, rispetto a un moderno ospedale dedicato alla Medicina riabilitativa, quindi con l’esigenza di ampi spazi per le palestre e dove i degenti devono spostarsi o essere spostati quotidianamente: per esempio il piano terra, progettato a uffici, è stato per questo riqualificato a degenza, il ché ha significato cambiare gli spazi, le finiture, i servizi igienici, progettando soluzioni di arredo mirate all’umanizzazione degli spazi».

Uno specifico lavoro di progettazione ha riguardato proprio i percorsi degli utenti: «Prima la struttura aveva solo un ingresso, verso via Bellomo – spiega Vaccarella – ne abbiamo aggiunto uno posteriore, per chi arriva dal parcheggio interno, che si ‘guarda’ con l’altro realizzando un cannocchiale che convoglia gli accessi nell’area dedicata all’accoglienza con l’accettazione e le altre pratiche amministrative».

L’impiantistica è, per la maggior parte, nuova e, da un punto di vista energetico, si è scelto un sistema a pompe di calore, che permette un notevole abbattimento dei consumi: «Abbiamo poi reso autonomi riscaldamento e refrigerazione dei singoli ambienti, consentendo quindi il massimo comfort di pazienti, famigliari e personale, mentre l’illuminazione interna ed esterna è a led».

Ulteriore riduzione del dispendio energetico sarà dalla prossima primavera, quando sarà installata una centrale di cogenerazione – che recupera cioè energia dall’utilizzo ordinario per alimentare la struttura – da 300 kW: «Risparmieremo così, ogni anno, emissioni di Co2, quante ne garantirebbero, coi processi di fotosintesi, 13mila alberi di alto fusto», sottolinea Migliavacca.

«La struttura, pur essendo stata progettata vent’anni fa, presentava alcuni considerevoli pregi – aggiunge l’ingegner Roberto Turino dello studio Team di Pavia, che ha diretto i lavori eseguiti dall’impresa Matarrese – nella notevole qualità edilizia si riconosceva la progettazione e la mano di chi opera nelle grandi opere come aeroporti e grandi infrastrutture. Una qualità e una capacità tecnica della direzione e delle maestranze, con una produttività che spesso, non riscontriamo nei nostri cantieri a Nord».

Fra i pregi dell’edificio, l’ingegnere pavese cita «pavimentazione in pietra di Trani, e le soluzioni architettoniche come il vano scala, con una grande cupola e un ampio spazio per gli ambienti comuni che, oggi l’edilizia sanitaria non si potrebbe più permettere».

Della qualità progettuale fa parte anche la realizzazione di una grande corte interna, che consente di dar luce ai piani interrati. “In fondo alla corte interna – prosegue il direttore dei lavori – abbiamo trovato, ancora rigogliose, alcune palme, cresciute malgrado il mancato utilizzo della struttura e che ora fanno pendant con quelle che abbiamo piantato all’ingresso».

È stata una sfida realizzare la riqualificazione di un’area così ampia in meno di 15 mesi» dice l’ingegner Giovanni Loiudice, direttore tecnico della Matarrese. «Ha richiesto – aggiunge – un grande lavoro progettuale, un notevole impegno tecnico-amministrativo, per esser nei tempi con gli adempimenti autorizzativi e, naturalmente, ha imposto un importante sforzo operativo. Praticamente ha voluto dire non fermarsi mai – prosegue il direttore – abbiamo chiuso solo 10 giorni a Ferragosto, pianificando con cura tutte le forniture della nostra filiera, dai materiali ai servizi che, soprattutto a livello di impiantistica, sono stati decisivi in un ospedale digitalizzato come quello della Maugeri. C’è voluta un po’ di sana follia, ma ci abbiamo sempre creduto, anche perché c’era un intero ospedale da trasferire. La cosa più bella – conclude Loiudice – è stata vedere maestranze e tecnici che avrebbero potuto già andare in pensione da qualche mese, attendere di farlo prima d’aver consegnato questo cantiere. Persone di qualità professionale e umana non comuni».

«Più in generale – riprende Migliavacca – i lavori di questi quasi due anni, che hanno coinvolto la Matarrese ma anche circa 40 aziende, quasi tutte del territorio, con l’impiego di circa 300 addetti, hanno creato un primo beneficio per l’economia pugliese».

La riqualificazione dell’area procederà: «La Maugeri ha già presentato in Comune un progetto per realizzare, a proprie spese e sulla propria area, l’allargamento di via Losacco”, aggiunge Vaccarella, “creando un altro accesso posteriore che alleggerisca il traffico della via Bellomo, dove abbiamo istallato la temporizzazione dell’impianto semaforico, in modo da rendere fluida l’entrata e l’uscita dei mezzi di servizio e di quelli dei cittadini che usufruiranno di un ampio parcheggio».

«Siamo fieri – conclude il d.g. Migliavacca – d’aver creato un ospedale bello e funzionale, una nuova casa per le cure già eccellenti, come sanno le migliaia di pugliesi che, dal 1979, si sono rivolti a noi. Siamo felici che si inserisca in una città come Bari e in una regione come la Puglia che stanno imprimendo un dinamismo positivo a tutto il Mezzogiorno. Senza l’attenzione e l’efficienza delle varie amministrazione pubbliche con cui ci siamo confrontati, questa operazione non sarebbe stata possibile, in questi tempi e con questi risultati».

martedì 3 Dicembre 2019

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Antonio Rubini
Antonio Rubini
4 anni fa

Buongiorno vorrei informazioni Dove poter mandare un curriculum per lavorare nella nuova struttura ospedaliera, grazie e buona giornata

Grazia Elia
Grazia Elia
4 anni fa

E'una struttura bellissima. Funzionalità degli ambienti e il pregio estetico dell'insieme mi sembrano evidenti anche se non sono un tecnico.
Nell'articolo non si parla di una possibile piantumazione di una zona il più ampia possibile intorno agli edifici, che possa creare un ambiente verde circostante quanto mai opportuna per ovvi motivi.