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Plastica: anche a Bari Greenpeace davanti ai supermarket per sensibilizzare i consumatori

La Redazione
I volontari si sono recati davanti ai supermercati in via Melo e hanno raccolto la plastica degli imballaggi man mano che i consumatori uscivano dai negozi per mostrare la montagna di rifiuti in plastica che si viene a creare
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In occasione del Global Refill Day, la giornata internazionale promossa da Greenpeace in tutto il mondo per sensibilizzare i cittadini sulle alternative agli imballaggi in plastica monouso, i volontari di Greenpeace si sono recati davanti ai supermercati in 18 città, tra cui Bari, invitando i consumatori a disfarsi del packaging eccessivo e a utilizzare contenitori riutilizzabili per gli acquisti quotidiani.

Secondo l’organizzazione ambientalista, sono queste le soluzioni principali che le multinazionali non offrono e a cui bisogna ricorrere per limitare la crescente produzione di plastica su scala globale – impiegata principalmente per la produzione di imballaggi usa e getta – che si traduce nell’immissione di quantità sempre maggiori di questo materiale nei mari e nell’ambiente.

A Bari i volontari di Greenpeace si sono recati davanti ai supermercati presenti in via Melo e hanno raccolto la plastica degli imballaggi man mano che i consumatori uscivano dai negozi per mostrare la montagna di rifiuti in plastica che si viene a creare.

“I supermercati sono dei grandi distributori di plastica usa e getta, molto spesso eccessiva e superflua, soprattutto a causa della dipendenza delle grandi multinazionali da grandi quantità di imballaggi per confezionare i loro prodotti. È necessario che le multinazionali invertano subito la rotta, riducendo la produzione e investendo in soluzioni basate sullo sfuso e sulla ricarica che non prevedano il ricorso a imballaggi monouso, per evitare che la Terra si trasformi in un Pianeta di plastica” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. “Riteniamo che tassare la plastica sia sicuramente giusto, e con tale provvedimento il governo finalmente prende atto che questo materiale è problematico per l’ambiente: quindi, il suo uso va disincentivato. La tassazione dovrebbe essere accompagnata però da una serie di sgravi e incentivi per il ricorso ad alternative a basso impatto ambientale come lo sfuso o i sistemi basati sulla ricarica e il riutilizzo dei contenitori.”

Secondo stime recenti la produzione di plastica aumenterà del 40 per cento nei prossimi dieci anni e sarà responsabile del 20 per cento del consumo mondiale di petrolio, aggravando ulteriormente l’emergenza climatica planetaria. Proprio per spingere chi immette sul mercato globale le più grandi quantità di plastica usa e getta, Greenpeace ha da tempo lanciato una petizione (no-plastica.greenpeace.it), sottoscritta da più di cinque milioni di persone in tutto il mondo, con cui chiede ai grandi marchi come Nestlé, Unilever, Coca-Cola, PepsiCo, Ferrero, San Benedetto e Danone di ridurre subito la produzione e investire in sistemi di consegna alternativi che non prevedano il ricorso a contenitori e imballaggi in plastica e altri materiali monouso.

giovedì 7 Novembre 2019

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Maria P.
Maria P.
4 anni fa

La plastica? come le sigarette, invece di eliminarle le tassano. Lo Stato trova nuovi alibi per tassare i cittadini e sulla,plastica, a differenza delle sigarette, non si può sfuggire. Il latte non possiamo ancora andarcelo a prendere con la bottiglia di vetro da casa.

Franco
Franco
4 anni fa

Ancora con questa storia della plastica, abbiamo capito tutto, basta per favore, sono autentici stalker.