Attualità

Save the Children, al via a Bari l’iniziativa di sensibilizzazione “Abbattiamo il muro del silenzio”

La Redazione
Dal 5 al 7 febbraio presso l'Ateneo una installazione immersiva per provare quello che sente un bambino che assiste ad episodi di violenza domestica
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In soli 5 anni in Italia 427mila minori hanno
vissuto situazioni di violenza domestica commesse nei confronti delle
proprie mamme. Una piaga, quella della violenza assistita che nel nostro Paese
non riesce ad emergere perché ancora poco conosciuta e spesso sottovalutata.

In Italia, più di 1 donna
su 10, tra quelle che hanno subito una qualche forma di
violenza nella loro vita (6,7 milioni), ha temuto per la propria vita o
quella dei propri figli e in quasi la metà dei casi i loro bambini hanno
assistito in prima persona ai maltrattamenti.

Per favorire la conoscenza delle
devastanti conseguenze della violenza assistita sulla vita di migliaia di
minori, Save the Children – l’Organizzazione che da 100 anni lotta
per salvare i bambini e garantire loro un futuro – ha organizzato oggi alle
10.30 l’evento “Abbattiamo il muro del silenzio – La Stanza di
Alessandro”
, con il patrocinio dell’Assessorato al Welfare, Accoglienza
e Pari Opportunità del Comune di Bari e dell’Università di Bari.

L’evento si è svolto presso l’Aula Magna “Aldo Cossu” del
Palazzo Ateneo dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro alla presenza
di Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save
the Children; Antonella Inverno, curatrice dell’omonimo rapporto di
Save the Children; Francesca Bottalico, Assessora al Welfare del
Comune di Bari; Anna Fausta Scardigno, Presidente del
Centro Servizi di Ateneo per l’Apprendimento Permanente dell’Università di
Bari.

Durante l’incontro aperto al
pubblico, si è discusso delle evidenze del dossier realizzato
in collaborazione con Istat, sul fenomeno drammatico della violenza assistita e
i partecipanti hanno potuto immergersi completamente nella storia di
Alessandro, un bambino come tanti, costretto ad assistere ad episodi di
maltrattamenti tra le mura domestiche. Attraverso la tecnologia bone conductor,
i partecipanti hanno potuto provare “nelle proprie ossa” l’angoscia di un
minore vittima di violenza assistita.

La casa dovrebbe rappresentare
il luogo più sicuro per ogni bambino dove crescere e sentirsi protetto.
Purtroppo spesso non e cosi e proprio tra le pareti domestiche i bambini sono
costretti a vivere in un perpetuo stato di ansia e angoscia. Assistere alla
violenza nei confronti di un genitore può causare dei traumi profondissimi nei
minori. Depressione, attacchi di panico, difficoltà nella socializzazione e nel
percorso di studi, atti di aggressività sono solo alcune delle conseguenze più
dirette di chi è vittima di violenza assistita. Una piaga che in Italia
continua ad essere sottovalutata. Per questo è fondamentale
sensibilizzare sul tema della violenza assistita e attivare reti di prevenzione
e di protezione
” dice Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi
Italia-Europa di Save the Children.

Secondo il dossier di Save the
Children, sono più di 1,4 milioni le mamme
vittime di violenza domestica in Italia. Tra queste, più di 1 su 3 è
stata vittima di violenza durante la gravidanza. A sottolineare quanto il
fenomeno rimanga ancora sommerso, l’Organizzazione evidenzia che ben 550.000
donne vittime di violenza domestica non abbiano denunciato i loro
aggressori o non si siano rivolte a figure specializzate. Nel 57% dei casi,
infatti, le violenze subite vengono considerate come “qualcosa di sbagliato” e
non un reato da denunciare.

La violenza di genere, in particolare
quella che si consuma tra le mura domestiche, rappresenta un fenomeno molto
complesso, dagli effetti spesso dannosi non solo per la donna ma anche per i
figli. La campagna “Abbattiamo il muro del Silenzio“,
voluta fortemente anche a Bari dall’assessorato al Welfare e dalla rete
Generare culture non violente, intende accendere i riflettori su un fenomeno, e
in particolare quello della violenza assistita, che rischia di passare in
secondo piano ma che, invece, assume pari, se non maggiore importanza, in
quanto si riversa sui minori provocando danni a livello comportamentale,
psicologico, fisico, cognitivo e sociale con la compromissione dei processi di
sviluppo. E spesso, purtroppo, tutto questo dolore finisce per innescare una
spirale di nuova violenza una volta divenuti adulti. Diventa perciò
fondamentale investire sulla formazione e, specialmente, sulla consapevolezza
degli adulti affinché si possa intervenire e tutelare insieme, per quanto
possibile, l’infanzia
”, dice Francesca Bottalico, assessore al
Welfare del Comune di Bari.

Il C.A.P. ha, sin dalla sua
costituzione, messo al centro le dinamiche di ascolto e le storie di vita delle
persone, dei bambini, delle donne e degli uomini che vivono relazioni spesso
difficili con il contesto sociale di riferimento. La Stanza di
Alessandro
è un’occasione importante che il C.A.P vuole condividere
con i suoi utenti e la sua rete di attori per rimettere al centro il vissuto
umano e le storie e le esperienze emotive di chi, come Alessandro, vive
un’esperienza traumatica
” spiega Fausta Scardigno, presidente del
Centro per l’Apprendimento Permanente dell’Università di Bari

L’installazione “La stanza
di Alessandro”

È
possibile visitare l’installazione immersiva presso il Palazzo Ateneo dell’Università degli Studi di Bari
Aldo Moro Ingresso di via Nicolai, martedì 5 febbraio dalle ore
13.30 alle ore 18.30; mercoledì 6 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 18.30;
giovedì 7 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 18.30.

Per partecipare è necessario prenotarsi
utilizzando il seguente link

martedì 5 Febbraio 2019

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Franco
Franco
5 anni fa

Il problema è noto e grave. Quello che è meno noto è la funzione di Save the Children, una vera holding internazionale con sede in Inghilterra e bilanci e finanziatori poco o niente conosciuti.