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Conte apre la Fiera del Levante: «Mezzogiorno laboratorio nuovo intervento pubblico in economia»

La Redazione
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Giuseppe Conte all'82ma Fiera del Levante
Il presidente del Consiglio oggi a Bari. Nella cerimonia di inaugurazione le domande di Emiliano e la questione Palagiustizia
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«Questo evento rappresenta da sempre uno dei più importanti appuntamenti italiani. Sono lieto di inaugurarlo sia da presidente del Consiglio che da pugliese». Giuseppe Conte ha inaugurato questa mattina l’82ma edizione della Fiera del Levante.

Il presidente del Consiglio è giunto tra i viali della Campionaria dopo la cerimonia della posa simbolica della prima pietra del nuovo stabilimento Blackshape Spa. «Gli imprenditori devono destinare parte cospicua delle risorse in innovazione, vale per tutte le realtà imprenditoriali, ancora di più per queste realtà specialistiche» ha dichiarato nell’area all’interno dell’aeroporto di Bari. E l’attenzione alle imprese è stata ribadita nel discorso di apertura della campionaria. «La forza delle nostre imprese potrà aiutarci a produrre quelle risorse di cui abbiamo bisogna per un paese più giusto, più forte, più inclusivo. Noi vogliamo aiutare chi intraprende per creare ricchezza, per se stesso e per gli altri», ha dichiarato il capo dell’esecutivo.

«Sul piano della fiscalità non posso anticipare i dettagli della manovra economica» ha aggiunto, «ma siamo consapevoli che le prime vittime dell’incertezza delle prospettive sono gli operatori e le imprese. Infrastrutture: sono state pesantemente trascurate durante l’austerity. Vogliamo riammodernare il sistema delle infrastrutture, vogliamo remunerare gli investimenti dei privati, invitiamo i privati a inserirsi in una logica del bene comune ma vigileremo affinché nessuno lucri sui beni pubblici».

«Questo governo pensa molto al Sud – ha assicurato Conte -, vogliamo fare del Mezzogiorno il laboratorio di un nuovo intervento pubblico in economia. Stiamo studiando gli elementi più efficaci. Vogliamo favorire le giovani start up, servono infrastrutture fondamentali. Vogliamo lavorare sull’alta velocità, potenziando il trasporto regionale. Vogliamo migliorare l’utilizzo dei fondi europei. Stiamo lavorando a una task force per poter avere una sollecitazione ulteriore all’utilizzazione dei fondi che a volte ci sono ma non sappiamo utilizzarli. Dobbiamo far partire il porto di Gioia Tauro, contrastando il caporalato e la criminalità organizzata».

Le domande di Emiliano
«Niente sogni, niente progetti. Niente giovani, niente nuovi nati, niente nuove imprese, persino niente calciatori, da sempre l’alternativa per chi non ama troppo lo studio. Le aziende italiane pubbliche e private all’asta, salvate da fondi di investimento o da oligopolisti che si appropriano degli asset strategici della nostra industria, come nel caso dell’Ilva, imponendoci condizioni capestro sul lavoro e sulla salute». L’attualità il punto di partenza del discorso di Michele Emiliano.

«Non ci sono grandi progetti. Abbiamo smesso di pensare in grande. Non si azzarda e non si manutiene, come accade nelle case degli anziani depressi, che non aggiustano la finestra rotta perché sanno di non avere eredi che proseguiranno i loro sogni» ha aggiunto il presidente della Regione.

Da qui le domande rivolte a Conte: «Qual è il progetto di paese che emerge dal contratto di governo che pure ho giudicato in parte positivo nella misura in cui coincide con il programma di governo della Puglia?

Come restituiremo alla generazione successiva la speranza e il desiderio di faticare per costruire un’Italia migliore? L’unica cosa che li motiverà sarà la nostra rassicurazione che ci occuperemo solo di italiani e non di migranti? Lei pensa che sia sufficiente a bloccare la fuga dall’Italia degli italiani?».

Decaro: «Palazzo di giustizia inagibile ma in città 16 clan mafiosi»
«Quale voce usiamo noi politici?» ha chiesto, invece, il sindaco di Bari, Antonio Decaro. «È purtroppo una voce cinica, volgare, che aizza la rabbia dei singoli, che crea muri tra le persone, che fomenta guerre tra poveri. Una voce che soffia ogni giorno sulle paure e sugli egoismi. E non a caso spesso noi politici ci vantiamo di parlare alla “pancia” dei cittadini. Io penso invece che sia nostro dovere tirar fuori la nostra voce migliore, e provare a smetterla di parlare alla pancia e ricominciare a parlare alla testa dei cittadini. E se possibile al cuore. Per rispetto nei loro confronti e per rispetto anche della nostra funzione».

Decaro ha posto all’attenzione del capo dell’esecutivo la questione del Palazzo di Giustizia in via Nazariantz, dichiarato inagibile, in una «città dove 16 clan mafiosi sgomitano ancora per il predominio del territorio, per questa terra, dove una signora anziana viene uccisa all’alba per sbaglio nel centro storico di Bitonto, e per questo distretto, alle prese con la mafia garganica e con la piaga del caporalato che nell’arco di pochi giorni ha ucciso 16 lavoratori stranieri».

«Eppure – ha aggiunto Decaro – da metà maggio 650 operatori e migliaia di cittadini sono stati privati del luogo in cui si amministra la giustizia. Di fronte a un’emergenza di carattere nazionale come questa ci saremmo aspettati una forte unità di intenti. Invece, signor presidente, il ministro della Giustizia ha avuto parole ingenerose nei riguardi del sindaco, definendomi “irresponsabile” per aver firmato un’ordinanza che proroga i termini dello sgombero del palazzo che ospita il Tribunale penale. Un giudizio pesante, da togliere il sonno, anche se, del resto a Bari, sin dal 1991, siamo abituati a ricevere, da parte delle massime cariche dello Stato, espressioni amare e inopportune sull’operato dei sindaci».

Nel discorso del sindaco anche il riferimento alle periferie. Avrebbero bisogno di nuovi fondi, e invece ci si «blocco dei fondi – sottolinea Decaro – deciso di recente con un emendamento notturno in Senato possiamo scegliere di raccontarlo in due modi».

Da qui l’appello a Conte: «Confido in Lei, presidente. Ci dia una mano a ripristinare quel finanziamento. Ci dia una mano a far nascere e crescere quelle piazze dove le persone imparano a conoscersi, a stare insieme e a fidarsi le une delle altre. Quelle piazze dove possiamo provare a ricostruire la fiducia nelle istituzioni. Ricucendo le ferite, tessendo una trama delicata e stando vicini. Per provare, gradualmente, a mutare la diffidenza in reciproca collaborazione».

La Nuova Fiera pronta alla sfida
Un Sud che chiede di essere ascoltato, quello dell’82ma edizione della Fiera del Levante, ma anche pronto a dir la sua in chiave di innovazione e sviluppo.

«Siamo ad uno snodo fondamentale» ha sottolineato Pasquale Casillo, neopresidente dell’ente fieristico. «Nel nostro paese abbiamo deciso di risolvere cancellando il tema del meridionalismo: dobbiamo ridare dignità a questo tema su basi nuove, propositive, coerenti, eliminando ogni forma di piagnisteo. Ognuno deve fare la sua parte per la soluzione di un problema che è un problema dell’intero paese».

«Concretezza, coerenza, sistema e responsabilità saranno le parole chiave per raggiungere gli obiettivi – ha aggiunto -. Saranno questi i concetti chiave ai quali ispireremo l’azione di questo ente, cercando di recuperare e rinsaldare il valore simbolico che esso ha assunto in più di ottant’anni di storia in materia di sviluppo economico, culturale e sociale del nostro meridione d’Italia».

E la rinnovata Campionaria è pronta. «Stiamo lavorando per ritagliare alla Fiera un ruolo nel panorama nazionale e internazionale. Stiamo lavorando affinché la Fiera diventi un polo di attrazione aperto tutto l’anno, di identità e offerta del Mediterraneo» ha aggiunto Alessandro Ambrosi, presidente della Nuova Fiera del Levante.

sabato 8 Settembre 2018

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