Cultura

Cinque artiste e gli enigmi dell’animo

La Redazione
Nella galleria Muratcentoventidue "Around Myself​" con Parisa Ghaderi, Claudia Maina, Sissa Micheli, Muriel Montini, Margarida Paiva​. Fino al 30 novembre
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La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea ospita fino al 30 novembre la mostra Around Myself.

La collettiva è stata inaugurata lo scorso 13 ottobre; espongono: Parisa Ghaderi, Claudia Maina, Sissa Micheli, Muriel Montini, Margarida Paiva

La mostra
Gli stati d’animo rappresentano una caratteristica degli esseri umani: gioia, tristezza, rabbia, armonia, paura, sono tutte emozioni cui non ci si può sottrarre e che spesso sfuggono al nostro controllo.

La mostra propone un originale percorso nei territori intricati dell’animo, raccontato da cinque artiste di varie nazionalità, che tentano di svelare i lati oscuri, enigmatici e autentici delle emozioni che appartengono all’individuo.

Gli artisti
Parisa Ghaderi è un’artista e cineasta iraniana che vive negli Stati Uniti dal 2009. Il suo lavoro è stato esposto a livello nazionale e internazionale. Spazia dalla progettazione grafica alla fotografia fino all’installazione e alla lavorazione dei metalli. Come donna iraniana che vive negli Stati Uniti, riflette sulla sua esperienza e s’interroga sull’identità e sui problemi delle donne. Molti dei suoi lavori riguardano il passaggio dall’Iran agli Stati Uniti e il modo in cui la sua identità è cambiata. Attraverso di essi espone aspetti delle sue battaglie personali sollevando domande e cercando di trovare delle risposte. Si pone spesso di fronte a situazioni con cui non riesce a confrontarsi nella vita reale, come la perdita di una persona amata o la distanza emotiva.

In Take care, esplora il rifiuto dell’evidenza quando avviene una perdita e come rendere presente un’assenza. Questo pezzo è ispirato a una citazione di Emily Dickinson “La distanza e la morte sono la stessa cosa, quando te ne sei andato, te ne sei andato”. Utilizza la tecnica del Cinemagraph, in cui le fotografie sono combinate con un movimento minimo e ripetuto e il grado di azione è quasi impercettibile per accentuare l’atemporalità della perdita .

La ricerca espressiva di Sissa Micheli, artista altoatesina, viennese d’adozione, si muove tra l’immagine fissa e quella mobile dosando con rigore installazioni, video e foto. I suoi interventi si concretano in un assemblaggio simultaneo di foto, video e suoni.

Sissa Micheli padroneggia per sottigliezza e capacità di suggestione lo storytelling. I suoi sono studi poetici di passioni elementari, tormenti quotidiani, intimi, talvolta d’impressionante intensità emotiva. Il suo è un mondo complesso di forte qualità cinematografica, dove realtà e finzione sono complici nella costruzione della struttura di un dramma psicologico.

A volte autobiografico, a volte basato sull’esperienza di qualcun altro, come riportata da un giornale, queste narrazioni di disagio e intimità sono frammenti autonomi di una vita sul limite di un esaurimento nervoso, minacciata da un evento spesso tragico, inaspettato, precario nel suo dispiegarsi, come una serie di traumi dell’infanzia, attraverso gli anni formativi e la maturità, fino ai pericoli di una vecchiaia futura.

In un processo delicato e appena visibile di sublimazione, Micheli iconizza le matrici delle relazioni umane di base, fornendo così lo spettatore di un dizionario di “emozioni ricevute” che, pur universalizzate, mantengono la loro sincerità e incredibilmente, una potente autenticità.

L’artista presenta una serie di fotografie dal titolo Yesterday’s Tomorrows in cui i protagonisti sono una valigia bianca, una lampada volante, una giovane donna in una situazioni insolita – che salta e vola sul letto fluttuando nell’aria, e risvegliando la casa dalla sua inerzia. A questo punto, l’osservatore è coinvolto nel mezzo di una storia immaginaria che si svela attraverso un mondo d’immagini, già viste, tratte da film e dalla fiction televisiva.

Claudia Maina è un’artista milanese che si è laureata in Scultura e in Arti Interattive e Performative all’Accademia di Belle Arti di Brera. Utilizza il disegno, la scultura, l’installazione e il video. Il suo lavoro indaga il rapporto tra corpo e ambiente. Il corpo è messo in relazione alle dimensioni spaziali, temporali e sonore nelle quali vive. A partire dai concetti di ripetizione e abitudine, la ricerca si sposta su come questi agiscano nella quotidianità, influenzando la nostra psiche e il modo di abitare gli spazi. La dimensione fisica quotidiana è confrontata costantemente con quella emotiva, legata alla percezione del nostro corpo: ne nasce una definizione dello spazio che viene costruita con una ricerca formale in continuo slittamento tra equilibrio e ossessione. Le interessa analizzare come il tempo viene percepito e studiare il corpo come luogo di memoria temporale, anello di congiunzione tra passato e futuro.

I suoi BedBugs Castle sono edifici immaginari di breve durata, come case di carte, dove sono stati collocati piccoli bedbug-men. Sono una metafora dell’impossibilità di relazioni umane o di un’afasia comunicativa all’interno della loro fredda sospensione senza tempo. Le sue architetture improbabili costruite da bicchieri appoggiati l’uno sull’altro in una struttura dall’equilibrio assai precario, pronte a cadere e poi a risorgere, come un gioco senza fine, mostrano una mancanza di connessione tra gli individui.

Muriel Montini vive e lavora a Parigi. Ha studiato cinema e dal 2000, ha realizzato diversi film proiettati in importanti istituzioni internazionali e festival .

Il suo lavoro oscilla tra fiction, documentario e cinema sperimentale. L’artista considera tutti i suoi film come finzione, anche se non s’inseriscono in una linearità narrativa. La storia rimane comunque ciò che le interessa maggiormente. Come un musicista, lavora sulla ripetizione, le variazioni, fino alla nota minimalista di Alice, un video del 2009, la cui realizzazione si basa sull’idea di raccontare una storia con una sola parola. Nella finzione, lascia sempre spazio all’improvvisazione e mette lo spettatore il più possibile in uno stato di acume sensoriale e riflessivo: contrariamente alla chiusura prospettica dei film d’intrattenimento, i suoi lavori presentano una struttura narrativa aperta all’interpretazione dello spettatore, spetta a lui fare il suo video, proiettato in questa ricomposizione imperfetta del mondo, anch’egli, deve lavorare per ricostruire l’universo che gli viene proposto.

In Chambres (Ou Changrin), del 2007, in una stanza d’albergo, una donna dorme, fuma sigarette e qualche volta inizia un dialogo. Ma non c’è risposta. ..

Margarida Paiva è una giovane e apprezzata videoartista portoghese, che vive e lavora a Oslo, il cui curriculum vanta numerose partecipazioni a mostre e festival internazionali.

Le sue opere video sono costituite da storie astratte in un approccio narrativo non sequenziale ma fatto di frammenti d’immagini e parole, i personaggi sono soprattutto donne e i temi presentano spesso un elemento di ansia e solitudine. Il trauma della perdita, l’isolamento e la memoria sono motivi ricorrenti in questi film. L’artista esplora gli stati più riposti della mente facendo scorrere in un unico piano temporale pensieri, emozioni, ricordi.

Erase (2009), il video che presenta in questa mostra, è una poesia per immagini che tocca temi quali la perdita e lo smarrimento. Riflette sul concetto di non-belonging, di non appartenenza, il sentirsi come un fantasma e la difficoltà a comunicare con gli altri.

Informazioni
La galleria Muratcentoventidue-Artecontemporanea è in via G. Murat 122/b, nel centro storico di Bari.

La mostra sarà aperta dal 13 ottobre al 30 novembre. Lunedì, martedì e mercoledì solo su appuntamento. Dal giovedì al sabato, dalle 17.30 alle 20.30.

Informazioni ai numeri 334 8714094 e 392 5985840, alla mail info@muratcentoventidue.com, sul sito web www.muratcentoventidue.com, sulle pagine www.facebook.com/MuratcentoventidueArtecontemporanea e www.instagram.com/muratcentoventidue_bari

giovedì 8 Novembre 2018

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