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Profilo dei laureati baresi: Almalaurea presenta un resoconto coi fiocchi

Orazio Rotunno
Entusiastici i numeri raccontati dall'analisi effettuata. Ma è veramente tutto rose e fiori?
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Se qualcuno ultimamente si sente depresso, scoraggiato nei confronti di un mondo ingiusto, poco realizzato e alla ricerca di anche solo un'illusione, ecco cosa fa al caso vostro: il XIV profilo dei laureati presso l'Università di Bari secondo Almalaurea.

Presentato al convegno “Laurearsi in tempi di crisi: come valorizzare gli studi universitari” che si è tenuto all’Università Federico II di Napoli martedì scorso, l’indagine ha coinvolto oltre 215mila laureati del 2011 di 61 Atenei aderenti da almeno un anno al Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, tra cui l’Università di Bari 'Aldo Moro', i cui laureati coinvolti sono i 7.546 giovani usciti dall’Ateneo nel 2011; tra questi, 4.228 laureati di primo livello e 1.595 laureati nei percorsi specialistici biennali.

Il confronto, da cui derivano i toni entusiastici della verifica, è stato fatto fra i laureati 2011 e quelli del 2004, appartenenti al periodo pre-riforma del vecchio ordinamento. Dal resoconto finale abbiamo un laureato 2011 modello: più giovane, regolare negli studi e con numerose esperienze di stage. Ci si laurea a 27 anni, contro i 28 del 2004, il 38% si laurea con corso regolare degli studi, rispetto ad un 10% del periodo pre-riforma. Esaltante anche l'offerta di stage e
tirocini, che coinvolge il 55% degli studenti oggi, contro un esiguo 19% del passato. La voglia di proseguire negli studi dei giorni nostri è evidenziata da un netto 78%, contro il 68% del 2004. I dati eccelsi continuano considerando quanti si dicono soddisfatti del corso frequentato, del complesso universitario, e delle offerte estere e nazionali in quanto a stage e tirocini.

Purtroppo il salto dalle favole alla realtà è brusco. I dati esprimono un aumento degli studenti e di quanti decidono di continuare la carriera accademica rispetto al passato. La spiegazione è molto semplice. La crisi iniziata nel 2006 ha tagliato le gambe soprattutto ai giovani che non trovano lavoro. L'unica speranza, oltre a rappresentare la sola via per essere impegnati, è quella di mettersi a studiare e di farlo per più tempo possibile. Nel 2004 un giovane diplomato aveva possibilità che oggi non ci sono più: poter entrare subito nel mondo del lavoro, fare esperienza per arricchire il proprio curriculum: l'università era quasi un lusso, non una necessità.

Raccogliendo la testimonianza di vari studenti pare evidente come gli studi rappresentino più una scelta a cui si è costretti per la mancanza di opportunità di lavoro che una volontà vera di formarsi e specializzarsi. Raggiunta la laurea si entra nel mondo della disoccupazione, e subentra il desiderio di non sentirsi vuoti, inermi di fronte ad una società che non offre un futuro: si sceglie una specialistica in attesa di una chiamata, di una flebile speranza.

Non vi è dubbio che una maggiore specializzazione pone lo studente in condizioni migliori nel mondo del lavoro, che questa sia per alcuni ancora una scelta consapevole e primaria: i numeri di Almalaurea e chi ne tiene conto non può però fare di questi la regola. Vi sono ragioni sociali, storiche ed economiche ben chiare alla base dei dati presentati.

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sabato 26 Maggio 2012

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