I borbone
La morfologia della città, le sue peculiarità, l’economia, la flora e la fauna.

Nel 1759 Carlo III assunse la corona spagnola lasciata dal fratello Ferdinando VI morto senza prole. Il Regno delle Due Sicilie toccò allora al figlio ancora giovanissimo Ferdinando IV, che fu posto sotto la tutela di un consiglio di reggenza presieduto dal ministro Bernardo Tanucci.
Nel 1789 i sindaci Carlo Tanzi e Michelangelo Signorile proposero di espandere l’abitato al di là delle antiche mura medievali. Il re Ferdinando IV concesse subito l’autorizzazione e approvò il paino presentato dagli ingegneri Giovanni Palenzia e Francesco Viti. Tuttavia sarebbe dovuto passare circa un ventennio perché il progetto fosse attuato.
In quegli anni la città era dilaniata da continui contrasti tra la nobiltà e il clero ricchi di privilegi e la borghesia attiva e intraprendente, ma priva di prerogative. Nel 1798 il popolo minuto ottenne la partecipazione attiva all’amministrazione cittadina, dalla quale fino ad allora era rimasto escluso.
Nel 1806 Napoleone dichiarò decaduti i Borbone e pose sul trono il fratello Giuseppe, mentre la famiglia reale borbonica si rifugiava in Sicilia. Due anni dopo Giuseppe lasciò il trono al cognato Gioacchino Murat. Fu lui a dare il via all’espansione della città oltre le mura: pose di sua mano la prima pietra del nuovo borgo, che da lui prese il nome, al punto d’incontro degli attuali corsi Cavour e Vittorio Emanuele.
Il periodo dei sovrani borbonici fu molto prospero per Bari. Il numero degli abitanti crebbe da 18.000 a 34.663 e il nuovo borgo fu abbellito da palazzi signorili e giardini. Le mura furono abbattute, mentre davanti alla porta del Ferrarese furono costruiti il mercato del pesce e quello delle derrate alimentari. Furono realizzate grandiose opere pubbliche sulla base di un primitivo piano regolatore: il teatro Piccinni, la chiesa di S. Ferdinando, il palazzo dell’intendenza (attuale palazzo della prefettura).
Ferdinando II morì nel 1859 e gli successe il figlio Francesco II, che regnò fino all’Unità nazionale.