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Cammini di Puglia, tra nuovi progetti e cose da fare: il punto della situazione

Nicola Palmiotto
La novità: un itinerario che coinvolge anche Abruzzo e Molise, ma bisogna migliorare percorsi e strutture ricettive. Lauciello: «C'è fermento, ma serve mettere insieme energie e risorse»
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Fermento e interesse ma anche tanto lavoro da fare. È forse questa la fotografia dei cammini di Puglia, gli itinerari dedicati al turismo slow e sostenibile che attraversano la regione.

A dare impulso a questo fenomeno ci sono in prima linea le Pro Loco, che già dal 2016 hanno cominciato un lavoro di promozione sul tema, e che recentemente hanno cominciato a delineare un progetto ambizioso che coinvolge anche Abruzzo e Molise: attrezzare vari itinerari come il cammino di San Michele, il Tratturo Magno e il cammino di San Francesco Caracciolo. Il presupposto del progetto è il legame che le tre regioni hanno in comune, dal punto di vista di usi, costumi e enogastronomia.

«È ancora un progetto in fase embrionale, serve migliorare la mappatura dei percorsi, l’offerta dei servizi, l’accoglienza dei pellegrini, ma le Pro Loco sono pronte a fare la propria parte e a essere punti di raccordo sul tracciato per i viaggiatori», spiega Rocco Lauciello presidente regionale dell’Unpli, l’unione nazionale delle Pro Loco d’Italia.

Cammini in Puglia
Attualmente, secondo l’Atlante dei Cammini d’Italia del Mibact, i percorsi principali che i novelli viandanti utilizzano per attraversare la Puglia sono due: la via Appia (da Gravina a Brindisi passando per Taranto) e i vari itinerari della via Francigena del sud, che dal Subappennino danno si snodano fino a Brindisi passando dalla costa o seguendo un tracciato più nell’entroterra. «Attualmente – aggiunge Lauciello – solo il 30 per cento di questi cammini sono perfettamente segnalati e percorribili. Il nostro obiettivo è quello di poterli coprire per intero, ma per raggiungere questo scopo servirebbe che si mettessero insieme le forze e le risorse».

Le strutture
Per questo motivo le Pro Loco hanno in cantiere un progetto che comporta l’installazione sui vari percorsi di info point che possano dare indicazioni ai viaggiatori e funzionare anche come luoghi in cui si timbrano le famose credenziali del viaggio. Ma servono anche luoghi in cui riposare e ristorarsi. A Troia per esempio c’è l’Hospital del cammino, un luogo pensato appunto per ospitare i novelli viandanti, ma ovviamente servono altre strutture. «Magari – è la proposta di Lauciello – si potrebbero riutilizzare i caselli e le case cantoniere abbandonate». Insomma la strada, è il caso di dirlo, è ancora lunga ma la buona volontà non manca. «Si tratta di un fenomeno in piena evoluzione, c’è fermento anche perché questo turismo lento e sostenibile può portare un ritorno economico – assicura Lauciello -. Sono convinto che con l’impegno di tutti si possa riuscire a fare lievitare questo fenomeno».

giovedì 8 Febbraio 2018

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