«Dopo giorni, settimane e mesi di lavoro il tavolo tecnico paritetico tra Regione Puglia e comitato pugliese “Acqua bene comune” ha dimostrato che è possibile trasformare l’Acquedotto pugliese in una azienda speciale, a gestione pubblica e governata con la presenza dei cittadini. Si tratta della proposta di legge messa a punto dal prof. Alberto Lucarelli che da assessore si è già occupato della ripubblicizzazione dell’acquedotto di Napoli».
Gianni Porta, segretario metropolitano di Rifondazione Comunista, commenta gli ultimi sviluppi del percorso intrapreso all’indomani dei referendum del 2011 che sancì la netta vittoria del “no” alla privatizzazione dell’acqua.
«A questo punto – commenta Porta -, l’unico ostacolo rimane la volontà politica della Giunta regionale a guida Partito democratico e del suo presidente Emiliano. Sì, proprio Emiliano che rinvia di mese in mese la decisione sul futuro dell’acqua bene comune. Lo stesso Emiliano che all’epoca del referendum contro la privatizzazione dell’acqua e del servizio idrico integrato, insieme a tanti altri, si opponeva alle politiche liberiste del centrodestra.
Oggi aspettiamo una scelta di coerenza e onestà intellettuale che sottragga l’Acquedotto pugliese alle regole di mercato e alle speculazioni finanziarie, garantendo il diritto all’accesso a tutti i pugliesi, in linea con la volontà popolare emersa chiaramente dal referendum del 2011 e che tutti i governi successivi hanno provato in ogni modo a disattendere».
«Dunque, anche per noi di Rifondazione Comunista è arrivata l’ora: l’Acquedotto pugliese può e deve essere ripubblicizzato, senza se e senza ma» conclude il segretario metropolitano di Rifondazione.