Cultura

“Sussi e Biribissi” anche a Ferragosto

La Redazione
Nello Spazio Murat le opere dell'artista astigiano. Aperto anche il Puglia Design
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Il Polo per l’arte e la cultura contemporanea di Bari, fortemente voluto dal Comune e diretto da Massimo Torrigiani, realizza il suo secondo progetto espositivo con Sussi e Biribissi, mostra dedicata al lavoro più recente di Diego Perrone (Asti, 1970), tra gli artisti italiani più significativi e seguiti sulla scena dell’arte contemporanea internazionale.

Inserendosi nella fase germinale del nascente rapporto tra Polo, territorio e mondo dell’arte, la mostra di Perrone – la prima in un’istituzione pubblica del Sud Italia – persegue l’obiettivo di inserire il progetto barese nella geografia delle istituzioni culturali in Italia e all’estero. L’opera dell’artista infatti, interpreta e amplifica temi di cruciale importanza, non solo per le arti visive, quali il legame con i luoghi delle proprie origini, il rapporto con le eredità culturali e materiali, e le loro metamorfosi, attraverso idee e tecniche nuove. E una abbondante dose di ironia.

L’esposizione, nello Spazio Murat in piazza del Ferrarese, sarà aperta al pubblico anche a Ferragosto dalle 11 alle 20.

La mostra
La visione e la poetica di Diego Perrone sono radicate nel fascino particolare e misterioso della vita di provincia. La vita rurale e l’intimorente e nebbioso paesaggio in cui, tra le colline natali dell’artista, sono disseminate piccole ville brutaliste, sono per Perrone l’epicentro di tutte le sue nevrosi. L’artista sfida queste psicotiche, ma a quanto pare impeccabili, esistenze in punta di piedi, dentro
e fuori uno stato di intontimento surreale abitato da macchine agricole, pesci e forme inquietanti.

In questa mostra, l’artista presenta una nuova serie di disegni a biro su carta e soprattutto sculture in vetro, che continuano la ricerca che negli ultimi anni lo ha portato a sperimentare senza sosta
i processi di fusione di questo materiale. Con questi lavori Perrone sfida la nozione borghese
di ordinarietà, giocando con i sentimenti di familiare e non familiare, personale e impersonale, affrontando la sensazione, a volte calmante a volte opprimente, di vuoto. Allo stesso modo, con la riproduzione di All bands di Sol LeWitt, esposta sul pavimento dello spazio espositivo, l’artista instaura un dialogo insolito tra le sue opere e il luogo, omaggiandone l’identità e la storia.
 Le opere fondono paesaggi mentali, siano essi reali o immaginari, di origine duplice e differente:
il trattore, archetipo della vita di campagna e della relazione ancestrale che l’uomo intrattiene con
il suolo, fertile e vitale; e il pesce, immerso in un’esistenza liquida e ovattata, come il suono sott’acqua, sensibile alle vibrazioni e ai riverberi della luce, ma incapace di distinguere con nitidezza ciò che gli si muove davanti.

L’orecchio, presenza costante nella simbologia dell’opera di Perrone sin dagli esordi, è una cavità dove pieno e vuoto si alternano continuamente, la soglia di accesso che consente di sprofondare, dal mondo esterno, in un tempo e uno spazio rarefatti e in continua evoluzione. Il canale uditivo ci trasporta dalla forma anatomica del cranio ai confini sfumati della mente, il luogo dove si forma e custodisce il pensiero umano, imprevedibile e sfuggente.

Sussi e Biribissi, il titolo della mostra, si riferisce all’omonimo romanzo per ragazzi del 1902 di Nipote Collodi – pseudonimo di Paolo Lorenzini, nipote, appunto, del più celebre zio Carlo. Il libro racconta le vicende di due ragazzini che, affascinati dal Viaggio al centro della terra di Jules Verne (1864), decidono di intraprendere a loro volta la gloriosa impresa. Per addentrarsi nel sottosuolo, però, scelgono la via della fognatura di una fantomatica città italiana: calandosi nel buco per il centro i due iniziano un viaggio che li trasformerà profondamente nell’aspetto e nel comportamento. Moccolotti alla mano, vivande frugali e un gatto parlante per compagno, dalla fogna i due passano alla cantina di un convento e da lì al manicomio, incontrando talpe e topi, frati indignati, guardie inflessibili
e bisbetiche megere. Un’escursione leggera e appassionante nei meandri più profondi della cultura popolare italiana, e del nostro esserne parte.

Informazioni
Il biglietto d’ingresso alla mostra è acquistabile presso la reception di Spazio Murat (ingresso intero 3 euro,
ridotto 2 euro – valido per minori di 18 e maggiori di 65 anni).

Orari di apertura: dal martedì al sabato dalle 11 alle 20. Domenica dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 20. Chiuso tutti i lunedì. Visite guidate ogni giovedì dalle 10 alle 19. Ogni martedì e sabato dalle 11 alle 12 oppure dalle 18 alle 19, solo su prenotazione.

Dettagli sul sito web www.spaziomurat.it, alla mail info@spaziomurat.it e al numero 080 2055856.

lunedì 14 Agosto 2017

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