Cronaca

Traffico internazionale di rifiuti tra Italia e Africa, tre arresti

La Redazione
Inchiesta dell'Antimafia di Bari. In manette imprenditori di Ruvo e Andria e un egiziano. Sette denunce
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Traffico illegale organizzato internazionale di rifiuti pericolosi: questa la principale accusa contestata dalla Direzione distrettuale antimafia Bari a carico di dieci persone.

Le indagini sono state condotte dai Carabinieri forestali del Gruppo di Bari (ex Corpo forestale dello stato). Questa mattina il blitz, con il supporto della Territoriale. Tre gli imprenditori arrestati, uno egiziano e gli altri due di Ruvo di Puglia e Andria. Sette persone sono state denunciate a piede libero.

Gli inquirenti hanno anche sequestrato quattro aziende a Palo del Colle, Ruvo di Puglia e Andria, oltre a diverse decine di mezzi pesanti e al sequestro, per equivalente, di beni per un totale di oltre un milione e settecentomila euro.

L’operazione di oggi è scaturita da una lunga e complessa indagine su un traffico organizzato transfrontaliero di rifiuti pericolosi e non, condotto tra Italia, Egitto, Iran e Libia.

L’inchiesta
Gli arrestati, insieme alle persone denunciate, avrebbero costituito un’organizzazione che esportava all’estero veicoli fuori uso interi non più idonei alla circolazione su strada e parti di veicoli fuori uso.

Gli indagati avrebbero utilizzato i rispettivi complessi aziendali (beni, mezzi e persone) per smontare i veicoli fuori uso, ottenendo parti da esportare dichiarate parti di ricambio.

Numerose le fatture e false documentazioni sequestrate.

Nella conduzione dell’attività illecita, il gruppo organizzato si sarebbe avvalso anche di consulenti ambientali, anch’essi indagati.

Ammonta a circa 3.500 tonnellate la quantità di rifiuti gestita illegalmente. L’organizzazione avrebbe agito mediante operazioni costituite da numerose spedizioni transfrontaliere attraverso i porti di Bari, Genova e Salerno, dirette principalmente verso Iran, Libia, Egitto.

Ingente il danno all’ambiente, derivato dalla circolazione dei rifiuti, sporchi e non bonificati con presenza di gravi inquinanti come pcb-pct, piombo, cadmio, mercurio, sostanze lesive per l’ozono nonché sostanze petrolifere contaminate, così generando potenziali rischi per l’ambiente sia in fase di trasporto che in caso di un eventuale riutilizzo di tali parti. Inoltre, il trasferimento di rifiuti non bonificati in Africa fa sì che, ove anche una parte di essi dovesse esser riutilizzata o recuperata, tutto il resto potrebbe andare ad alimentare le numerosissime discariche a cielo aperto trasferendo su quell’ambiente i costi risparmiati in Italia.

L’indagine è stata condotta con la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

lunedì 12 Febbraio 2018

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