Cronaca

Fatture false, 9 arresti. Sequestrati 18 milioni di euro

La Redazione
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Fatture false
Ai domiciliari imprenditori e un commercialista
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Mitica: è questo il nome dell’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari, che ha indagato su una presunta un’associazione a delinquere dedita a frodare il fisco.

Il
nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza che
applica misure cautelari personali e patrimoniali, emessa dal giudice
per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della
procura.

Nove gli arresti. Sono finiti ai domiciliari Giuseppe e Domenico Cardone, soci-amministratori di Stimac srl, Costantino Cardone, amministratore di Miti srl, Mario Melacarne e Arcangelo Cellamare, soci-amministratori di Phone global service srl, Lorenzo Gentile, amministratore di Service and consulting srls, Vincenzo De Guglielmo, amministratore di Degu service srls, Domenico Grossi,
imprenditore individuale con ditta Dg costruzioni e forniture edili e Giovanni Antonio D’Elia, commercialista a
Triggiano.

Stando agli inquirenti, avrebbero utilizzato fatture per operazioni inesistenti e cosiddette “società cartiere”, con il fine ultimo di frodare il fisco per decine di milioni di euro. I reati contestati, a vario titolo: associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele eall’omessa dichiarazione ai fini delle imposte dirette e dell’Iva, occultamento e distruzione di documenti contabili, nonché i corrispondenti reati-fine ed il delitto di simulazione di reato.

Il profitto dell’attività illecita realizzato dalla presunta consorteria è stimato in oltre 18 milioni di euro. È stato disposto il sequestro diretto del denaro nei confronti di Stimac e Phone global service e, in caso di mancato rinvenimento del denaro presso le aziende, il sequestro “per equivalente”, in solido nei confronti degli indagati.

Le indagini, iniziate alla fine del 2015, si sono sviluppate mediante l’esecuzione di intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, appostamenti, accertamenti di natura finanziaria e patrimoniale.

L’artificioso sistema di rendicontazione contabile avrebbe consentito agli associati di ottenere illeciti vantaggi fiscali, consentendo loro di sottrarsi al pagamento delle imposte per una parte cospicua dei profitti derivanti dalle attività economiche effettivamente esercitate e di costituire riserve occulte (i cosiddetti “fondi neri”), alcuni dei quali all’estero, originati dal denaro contante “di ritorno”, a fronte dei pagamenti delle false fatture ricevute.

La compagine avrebbe, quindi, accumulato una ingente liquidità, attraverso un parallelo meccanismo di false fatturazioni, con restituzione al netto della provvigione (profitto) di spettanza degli associati e che sarebbe successivamente stata messa a disposizione di altri imprenditori, esterni al sodalizio, per esigenze in corso di approfondimento.

Oltre alle presunte imprese “cartiere”, che disponevano esclusivamente di un conto corrente bancario su cui transitavano i predetti flussi finanziari, sono risultate coinvolte imprese nel settore del commercio di prodotti per telefonia e nella produzione di manufatti in cemento, il cui ruolo sarebbe stato quello di ricevere le false fatture delle “cartiere” e dalla società di telefonia, e emettere analoghi documenti falsi nei confronti degli imprenditori che avevano la necessità di disporre del denaro contante.

mercoledì 18 Ottobre 2017

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