Ci sarebbe un ritardo dovuto ad un
“alterco” tra medici all’origine della morte di una neonata avvenuta nell’ospedale Di Venere. È
la terribile conclusione, svelata sulle pagine de La Gazzetta del
Mezzogiorno, cui sono giunti i Nas di Bari dopo mesi di indagini.
I fatti
Era il 30 aprile 2016 quando la mamma,
una donna di 36 anni oroginaria di Corato, venne ricoverata nel reparto di ginecologia del Di
Venere alla 41esima settimana di gestazione. Dopo una gravidanza
trascorsa senza particolari problemi, però, in ospedale qualcosa andò
storto.
A causa di una sofferenza fetale intervenuta nelle ore
successive al ricovero, i medici optarono per eseguire un cesareo
d’urgenza. La sala operatoria normalmente utilizzata dai ginecologi era
occupata, così i medici decisero di utilizzarne un’altra.
Ed ecco
il problema. Nella stessa sala operatoria stava infatti arrivando una
paziente che doveva subìre un intervento di appendicite. Secondo quanto
asserito dagli inquirenti, per stabilire quale delle due pazienti
dovesse essere operata per prima, scoppiò una lite fra i medici. Ne
conseguì che il cesareo venne effettuato circa un’ora e mezza dopo. Un
ritardo che sarebbe risultato fatale per la piccola, rimasta strozzata
dal cordone ombelicale.
Gli sviluppi dell’indagine
I Carabinieri raggiunsero immediatamente la struttura sanitaria e
sequestrarono la cartella clinica della partoriente. Anche l’ospedale
avviò un’indagine interna.
Secondo quanto riportato dalla
Gazzetta, la Procura di Bari aveva già inviato un avviso di conclusione
delle indagini per concorso in omicidio colposo a otto persone fra
medici e infermieri. Ora l’informativa dei Nas che cita la lite fra i
camici bianchi potrebbe allargare l’indagine anche ad altre persone.