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L’omelia del Papa a Bari: “Il Signore chiede l’estremismo della carità”

La Redazione
"L'unico estremismo lecito per un cristiano è l'estremismo dell'amore", ha detto il Papa nella messa celebrata in Corso Vittorio Emanuele
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«L’unico estremismo è quello della carità».

Sono le parole del papa nell’omelia di questa mattina a Bari.

«Gesù – dice papa Francesco – cita l’antica legge: «Occhio per occhio e dente per dente» (Mt 5,38; Es 21,24).
Sappiamo che cosa voleva dire: a chi ti toglie qualcosa, tu toglierai
la stessa cosa. Era in realtà un grande progresso, perché impediva
ritorsioni peggiori: se uno ti ha fatto del male, lo ripagherai con la
stessa misura, non potrai fargli di peggio. Chiudere le contese in
pareggio era un passo avanti. Eppure Gesù va oltre, molto oltre: «Ma io
vi dico di non opporvi al malvagio» (Mt 5,39). Ma come, Signore?
Se qualcuno pensa male di me, se qualcuno mi fa del male, non posso
ripagarlo con la stessa moneta? “No”, dice Gesù: non-violenza, nessuna
violenza.

Possiamo pensare che l’insegnamento di Gesù persegua una strategia:
alla fine il malvagio desisterà. Ma non è questo il motivo per cui Gesù
chiede di amare anche chi ci fa del male. Qual è la ragione? Che il
Padre, nostro Padre, ama sempre tutti, anche se non è ricambiato. Egli
«fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti
e sugli ingiusti» (v. 45). E oggi, nella prima Lettura, ci dice: «Siate
santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo!» (Lv 19,2).
Ossia: “Vivete come me, cercate quello che io cerco”. Gesù ha fatto
così. Non ha puntato il dito contro quelli che l’hanno condannato
ingiustamente e ucciso crudelmente, ma ha aperto loro le braccia sulla
croce. E ha perdonato chi gli ha messo i chiodi nei polsi (cfr Lc 23,33-34).

Allora, se vogliamo essere discepoli di Cristo, se vogliamo dirci
cristiani, questa è la via, non ce n’è un’altra. Amati da Dio, siamo
chiamati ad amare; perdonati, a perdonare; toccati dall’amore, a dare
amore senza aspettare che comincino gli altri; salvati gratuitamente, a
non ricercare alcun utile nel bene che facciamo. E tu puoi dire: “Ma
Gesù esagera! Dice persino: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli
che vi perseguitano» (Mt 5,44); parla così per destare
l’attenzione, ma forse non intende veramente quello”. Invece sì, intende
veramente quello. Gesù qui non parla per paradossi, non usa giri di
parole. È diretto e chiaro. Cita la legge antica e solennemente dice: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici”. Sono parole volute, parole precise.

Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.
È la novità cristiana. È la differenza cristiana. Pregare e amare: ecco
quello che dobbiamo fare; e non solo verso chi ci vuol bene, non solo
verso gli amici, non solo verso il nostro popolo. Perché l’amore di Gesù
non conosce confini e barriere. Il Signore ci chiede il coraggio di un
amore senza calcoli. Perché la misura di Gesù è l’amore senza misura.
Quante volte abbiamo trascurato le sue richieste, comportandoci come
tutti! Eppure il comando dell’amore non è una semplice provocazione, sta
al cuore del Vangelo. Sull’amore verso tutti non accettiamo scuse, non
predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è
sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano lecito: l’estremismo dell’amore.

Amate i vostri nemici. Oggi ci farà bene, durante la Messa e
dopo, ripetere a noi stessi queste parole e applicarle alle persone che
ci trattano male, che ci danno fastidio, che fatichiamo ad accogliere,
che ci tolgono serenità. Amate i vostri nemici. Ci farà bene
porci anche delle domande: “Io, di che cosa mi preoccupo nella vita: dei
nemici, di chi mi vuole male? O di amare?”. Non preoccuparti della
cattiveria altrui, di chi pensa male di te. Inizia invece a disarmare il
tuo cuore per amore di Gesù. Perché chi ama Dio non ha nemici nel
cuore. Il culto a Dio è il contrario della cultura dell’odio. E la
cultura dell’odio si combatte contrastando il culto del lamento.
Quante volte ci lamentiamo per quello che non riceviamo, per quello che
non va! Gesù sa che tante cose non vanno, che ci sarà sempre qualcuno
che ci vorrà male, anche qualcuno che ci perseguiterà. Ma ci chiede solo
di pregare e amare. Ecco la rivoluzione di Gesù, la più grande della
storia: dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento
alla cultura del dono. Se siamo di Gesù, questo è il cammino! Non ce n’è
un altro.

È vero, ma tu puoi obiettare: “Comprendo la grandezza dell’ideale, ma
la vita è un’altra cosa! Se amo e perdono, non sopravvivo in questo
mondo, dove prevale la logica della forza e sembra che ognuno pensi a
sé”. Ma allora la logica di Gesù è perdente? È perdente agli occhi del
mondo, ma vincente agli occhi di Dio. San Paolo ci ha detto nella
seconda Lettura: «Nessuno si illuda, perché la sapienza di questo mondo è
stoltezza davanti a Dio» (1 Cor 3,18-19). Dio vede oltre. Sa
come si vince. Sa che il male si vince solo col bene. Ci ha salvati
così: non con la spada, ma con la croce. Amare e perdonare è vivere da
vincitori. Perderemo se difenderemo la fede con la forza. Il Signore
ripeterebbe anche a noi le parole che disse a Pietro nel Getsemani:
«Rimetti la spada nel fodero» (Gv 18,11). Nei Getsemani di oggi,
nel nostro mondo indifferente e ingiusto, dove sembra di assistere
all’agonia della speranza, il cristiano non può fare come quei
discepoli, che prima impugnarono la spada e poi fuggirono. No, la
soluzione non è sfoderare la spada contro qualcuno e nemmeno fuggire dai
tempi che viviamo. La soluzione è la via di Gesù: l’amore attivo,
l’amore umile, l’amore «fino alla fine» (Gv 13,1).

Cari fratelli e sorelle, oggi Gesù, col suo amore senza limiti, alza
l’asticella della nostra umanità. Alla fine possiamo chiederci: “E noi,
ce la faremo?”. Se la meta fosse impossibile, il Signore non ci avrebbe
chiesto di raggiungerla. Ma da soli è difficile; è una grazia che va
chiesta. Chiedere a Dio la forza di amare, dirgli: “Signore, aiutami ad
amare, insegnami a perdonare. Da solo non ci riesco, ho bisogno di Te”. E
va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e
complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare. Molto spesso
chiediamo aiuti e grazie per noi, ma quanto poco chiediamo di saper
amare! Non chiediamo abbastanza di saper vivere il cuore del Vangelo, di
essere davvero cristiani. Ma «alla sera della vita, saremo giudicati
sull’amore» (S. Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore,
57). Scegliamo oggi l’amore, anche se costa, anche se va controcorrente.
Non lasciamoci condizionare dal pensiero comune, non accontentiamoci di
mezze misure. Accogliamo la sfida di Gesù, la sfida della carità.
Saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano».

domenica 23 Febbraio 2020

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Franco
Franco
4 anni fa

Però bisogna stare attenti a non fare del Papa una star e della Messa uno spettacolo. La Messa è anche il popolo di Dio che lo incontra, aldilà dei temi sociali che preoccupano.