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Asgi Bari: «Nel Cpr del San Paolo immigrati in condizioni inumane e degradanti»

La Redazione
L'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione​ interviene con una nota sugli scontri avvenuti nel Centro di permanenza per i rimpatri di Bari
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Sugli scontri avvenuti nella notte al CPR di Bari (e di Potenza) interviene con una nota la sezione pugliese dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione.

«Nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 dicembre – si legge – rivolte e proteste all’interno dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR) di Bari e di Potenza hanno portato alla luce per l’ennesima volta l’inadeguatezza delle politiche repressive italiane in materia di immigrazione. Ricordiamo che i CPR sono strutture di detenzione amministrativa riservate esclusivamente alle persone straniere che, pur non avendo commesso alcun reato, sono prive di permesso di soggiorno, ponendo forti interrogativi sulla loro legittimità e, comunque, sulla scelta di privare della libertà personale persone innocenti. E’ significativo che le proteste di Bari e Potenza siano esplose a pochi giorni dalla conversione in legge del d.l. 113/2018, ovvero del cd. Decreto sicurezza voluto dall’attuale Governo italiano il quale, tra l’altro, ha prolungato il trattenimento in condizioni ordinarie all’interno di queste strutture sino a 6 mesi».

«In particolare – continua l’ASGI – a Bari la situazione che si è creata ha determinato la ulteriore inadeguatezza del CPR, oramai tale da generare condizioni inumane e degradanti per i trattenuti. Anche nel recente passato il CPR di Bari è stato oggetto di proteste che ne hanno comportato la chiusura per lunghi periodi. La sua riapertura nel 2017 ed i lavori di ristrutturazione non hanno comunque modificato la situazione concreta di quello che è a tutti gli effetti un luogo di sospensione della libertà personale degli individui che non ha neanche condizioni di vivibilità minime per un essere umano. Ricordiamo che proprio sul CPR di Bari è intervenuta la sentenza n. 4089 del 10 agosto 2017 della prima sezione civile del Tribunale di Bari, che ha condannato la Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Interno a versare un risarcimento agli enti locali e al pagamento delle spese processuali a favore della Regione Puglia per danni al prestigio e all’immagine della comunità locale. Il CPR, dunque, oltre che causa di sofferenza per le persone ivi ristrette, è anche un elemento distonico rispetto all’intero contesto locale ed ai suoi residenti, da sempre storicamente dimostratasi aperta all’ospitalità. Recentemente le cronache locali hanno dato atto della insostenibilità della condizione detentiva all’interno del CPR».

«Nonostante ciò e nonostante la evidente inutilità dei CPR anche nell’attuare le stesse politiche di espulsione che si prefiggono, si persiste nella volontà di restringere i diritti fondamentali della persona, peraltro in strutture deficitarie sotto tutti i punti di vista, che non sono soggette alla legge sull’ordinamento penitenziario ed all’interno delle quali vige l’arbitrio più assoluto. Riteniamo che la Prefettura di Bari debba disporre immediatamente la liberazione delle persone attualmente recluse all’interno del CPR di Bari e, al contempo, ci rivolgiamo al Garante regionale per le persone private della libertà personale, al Comune di Bari ed alla Regione Puglia affinchè dispongano una adeguata ispezione, anche sanitaria, al fine di appurare le reali condizioni del centro di detenzione ed assumerne le determinazioni conseguenti. E’ evidente che, in mancanza della tutela dei diritti di libertà e di dignità della persona non possono escludersi ulteriori iniziative, anche giudiziarie, volte a garantirne il pieno rispetto».

«Nella attuale situazione, determinata anche dalle ultime scelte legislative in materia di immigrazione – conclude l’ASGI – , riteniamo che sia urgente disporre una sanatoria per le persone straniere la cui posizione in Italia è irregolare e che siano determinate per legge le modalità di una regolarizzazione in favore di coloro che dimostrino concreti legami personali, familiari o sociali con il territorio, perché solo la regolarità del soggiorno di un individuo può garantire allo stesso il pieno godimento dei diritti civili e sociali e alla comunità la diminuzione delle economie criminali che, sullo stato di invisibilità e irregolarità, prosperano».

sabato 15 Dicembre 2018

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Franco
Franco
5 anni fa

Spiace che l'Asgi nulla dica sul sistema della cosiddetta accoglienza nei suoi risvolti economici. Il trattenimento nelle strutture di detenzione anche oltre i termini previsti si traduce in una serie di appalti che in questi giorni hanno riempito la cronaca. C'è una galassia di cooperative che lavora nei centri a cui il materiale umano da assistere serve come risorsa economica. Questo aspetto non può essere ignorato, tanto meno a livello giuridico. I migranti non vengono “liberati”, come l'Asgi chiede, anche perché occorre tutelare degli interessi.