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L’enologia pugliese ha il vento in poppa

La Redazione
Aumentano le aziende, gli investimenti, il fatturato, l'utile di esercizio. Più di un'azienda su due è società di capitale. I dati di Unioncamere Puglia in occasione del Vinitaly
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Negli ultimi cinque anni – dal 2012 al 2017 – il numero delle aziende pugliesi che producono vino è cresciuto di 24 unità, passando da 384 a 408. I migliori incrementi si hanno nelle province di Bari (+17) Taranto (+10), seguite da Foggia (+8).

A diffondere i dati in occasione della 52.a edizione del Vinitaly – 4.380 espositori, 36 paesi esteri rappresentati, in programma a Verona fino al 18 aprile – è l’ufficio studi di Unioncamere Puglia. Sono ben 126 le aziende pugliesi che quest’anno partecipano all’evento con la Regione Puglia – Assessorato alle Risorse Agroalimentari e il supporto organizzativo di Unioncamere Puglia

«In un contesto internazionale quale quello del Vinitaly i traguardi della nostra enologia sono sotto gli occhi di tutti», dichiara il presidente di Unioncamere Puglia, Alfredo Prete. «Apprezzamenti e consensi che vengono confermati dai numeri. L’export del vino pugliese nel mondo è un fenomeno in vorticosa ascesa. Si stima per le ‘bevande’dato largamente trainato dai vini – una crescita nel 2017 pari al +15% rispetto al 2016. Considerando che i dati export 2017 sono ancora provvisori, si tratta di una cifra destinata verosimilmente ad aumentare».

Depurando il dato delle bevande e considerando i soli vini, Coldiretti stima un +21,5 per cento nel 2017, con un valore complessivo di 149 milioni di euro. Di pari passo aumenta la produzione biologica di uve, con 15.990 ettari contro i 10.866 dell’anno precedente.

Se analizziamo i bilanci delle 118 imprese vinicole pugliesi che hanno depositato il bilancio negli ultimi 3 anni e confrontiamo gli indicatori 2016 con quelli di due anni prima (2014), le sorprese positive sono numerose: aumentano gli investimenti (+87 milioni di €); aumenta il valore della produzione e quindi il fatturato (+60 milioni di euro); aumenta l’Ebit (Risultato prima delle imposte) di 6 milioni di euro; conseguentemente anche l’utile di esercizio subisce una impennata, passando dai valori negativi del 2014 (perdite da 3 milioni complessive aggregando i bilanci) a utili da 2 milioni complessivi; questo significa che queste imprese oggi danno lavoro e contemporaneamente utili all’imprenditore; conseguentemente le aziende investono di più in impianti (immobilizzazioni materiali che crescono di quasi 20 milioni di euro), assumono (+ 4,5 milioni di euro di costi del personale), acquistano più materie prime (quasi 40 milioni di euro in più) e sviluppano anche 40 milioni di euro in più di debito, a testimonianza del fatto che il sistema creditizio inizia a credere maggiormente nello sviluppo del comparto.

Interessante anche il dato degli addetti 2017. «Il vino – conclude il presidente di Unioncamere Puglia, Alfredo Prete – dà da vivere a ben 1.900 famiglie pugliesi senza considerare la distribuzione e i servizi (supply chain a valle), né la produzione di uve (supply chain a monte), ma calcolando la sola produzione. Per altro la consistenza media degli addetti per impresa (intorno alle 5 unità medie) è interessante rispetto agli altri settori, segno che la capacità di assorbimento di forza lavoro del comparto è discreta».

Altro dato sorprendente è nella natura giuridica: fra queste aziende vi è un’altissima percentuale di società di capitale (più di una su due), il che significa che questa impresa si sta dando forme societarie sempre più strutturate. Significativa anche la percentuale delle “altre forme” societarie (una su quattro), forte della presenza di numerose aziende cooperative.

martedì 17 Aprile 2018

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