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Mezzogiorno, da qui se ne vanno tutti

La Redazione
I giovani laureati abbandonano il Sud, che non riesce ad attrarre persone dall'estero e si avvia a un ulteriore calo delle nascite. La Rete della Conoscenza commenta le anticipazioni del rapporto Svimez
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Il Mezzogiorno d’Italia terra d’emigrazione, con scarse capacità di attrarre persone dall’estero e condannato a un ulteriore calo delle nascite.

Questo il triste scenario che emergerebbe dal rapporto 2017 della Fondazione Svimez, anticipato da alcune pubblicazioni sulla stampa. E non mancano i commenti, in primis quelli della Rete della Conoscenza.

«Ad andar via saranno perlopiù i giovani laureati, giovani specializzati, provenienti da percorsi di alta formazione che saranno costretti a cercare lavoro altrove per assenza di domanda» sottolinea Sara Acquaviva, coordinatrice della sigla sindacale. «Questi non trovano al Sud canali occupazionali nei quali potersi dignitosamente emancipare, mettendo a valore le proprie competenze e conoscenze non solo in un’ottica produttivistica, ma anche e soprattutto per innovare il modello di sviluppo e di produzione a Sud. Negli ultimi 15 anni 530mila giovani tra i 15 e i 34 anni sono emigrati senza mai far più rientro nella propria terra. Senza i giovani il Mezzogiorno rischia il collasso, i dati parlano del 27% di residenti in meno nei prossimi 50 anni».

«Negli ultimi giorni – aggiunge Acquaviva -, la nostra regione è stata sotto i riflettori nazionali per via dei tragici fatti della provincia di Foggia. Fatti che parlano di mafie: un fenomeno che prende piede dove prevale la povertà – economica e culturale -, la ricerca disperata di lavoro, l’abbandono dei cittadini da parte delle istituzioni».

«Il decreto del Governo, approvato dal Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Paolo Gentiloni e del ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, introduce disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno, incentivando l’autoimprenditorialità in Zone economiche speciali (Zes) e misure che forniscano ai giovani capitali, parzialmente a fondo perduto, per l’avvio di imprese legate al mondo dell’agricoltura. A questo quadro è da aggiungere il Reddito per l’inclusione (ReI) varato dal Governo, una misura che fornisce ai cittadini con un reddito Isee inferiore ai 6.000 euro un contributo che varia dai circa 130 ai 500 euro, a seconda della gravità della situazione economica» ricorda Davide Lavermicocca, coordinatore Unione degli Studenti Puglia

Tali provvedimenti, per Lavermicocca, «sono politiche, per quanto positive, molto parziali e non intervengono in maniera strutturale sulla risoluzione delle contraddizioni del nostro territorio, immaginando prospettive di futuro rosee per il Sud e per chi vive condizioni di marginalità sociale. Bisogna cambiare rotta e intervenire strutturalmente sulle condizioni del meridione. Interventi spot o parziali non saranno sufficienti ad arrestare l’emorragia di cittadini, soprattutto giovani, dalle nostre bellissime terre».

domenica 20 Agosto 2017

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