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Non studiano e non lavorano. I Neet in Puglia sono 345mila

La Redazione
Sconfortanti i dati diffusi dalla Commissione Europea. Giovani scoraggiati, hanno smesso da tempo di cercare un'occupazione. Nella migliore delle ipotesi lavorano gratis. Il commento della Uil
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«Purtroppo, la Commissione Europea ci ha ricordato l’ovvio: l’Italia non è un Paese per giovani, men che meno il Mezzogiorno e la Puglia, laddove l’esercito dei Neet, ovvero i ragazzi di età compresa fra i 15 e i 34 anni non occupati e non inseriti in un percorso di istruzione o formazione, i così detti scoraggiati, continua a ingrossare le sue fila».

Neet, una sigla emblematica dei nostri tempi, acronimo di Not in Education, Employment or Training (nè studente, né occupato, né in formazione). I dati dell’ennesima ricerca sul fenomeno sono commentati da Aldo Pugliese, segretario generale della Uil di Puglia.

«Nella nostra regione – ricorda il sindacalista – sono oltre 345mila i giovani scoraggiati, che hanno smesso da tempo di cercare un’occupazione e che, nella migliore delle ipotesi, come conferma lo studio europeo, si dedicano al volontariato, addirittura non retribuito. Senza dimenticare che secondo le stime dell’Aire, negli ultimi due anni circa 12mila pugliesi hanno abbandonato la propria terra in cerca di fortuna al Nord o in altri paesi europei, di cui il 36% ha meno di 34 anni. Tanti, troppi per un territorio che aspira a riprendere il cammino dello sviluppo e della crescita. Un territorio che, stando così le cose, ha ben poco futuro dinanzi a sé».

«È il fallimento di politiche governative miopi e mai condivise – attacca ancora Pugliese – come Garanzia Giovani, ma non solo. I centri per l’impiego, così come sono strutturati, privati delle risorse necessarie a mettere in campo un’azione capillare, sono totalmente inutili e i giovani lo sanno, visto che gli iscritti diminuiscono a vista d’occhio. Ma mancano anche politiche attive del lavoro serie e concrete, si va avanti a spot, sperando che un giorno la tendenza si inverta da sola».

Tuttavia, secondo il segretario della Uil regionale, le responsabilità non sono solo del Governo, ma vanno distribuite anche a livello locale, a cominciare dalla Regione Puglia: «Non c’è una strategia di fondo e la dimostrazione sta nel fatto che ad oggi gli investimenti forse hanno salvato qua e là qualche posto di lavoro, ma non hanno creato nuova occupazione».

«È il momento di mettere in campo tutto l’impegno possibile – conclude Pugliese – per restituire un futuro, o almeno una flebile speranza di futuro, alle nuove generazioni. Un impegno che vada oltre le promesse elettorali, ma che si basi su solide basi e su investimenti mirati a creare sana e duratura occupazione».

mercoledì 19 Luglio 2017

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