Attualità

Economia civile, gli intoppi della sussidiarietà

Paola Mammarella
Non esiste crescita senza la solidarietà
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Più benessere grazie all’economia civile. Quella capacità delle organizzazioni del terzo settore di generare rapporti di reciprocità e solidarietà in grado di migliorare la qualità della vita, rivelandosi una risorsa essenziale per il mercato. È stato il tema della conferenza presentata a Villa Romanizzi Carducci dal Centro Servizi al Volontariato “San Nicola”. Secondo Vincenzo Tondi Della Mura, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Lecce, i dati dello sviluppo economico italiano sono tutt’altro che incoraggianti.

Dal rapporto annuale del Censis emergerebbe una situazione stagnante, in cui beni e servizi sono offerti in un contesto non moderno. Colpa del deficit infrastrutturale dovuto a una gestione pubblica di monopolio, che ha sempre preferito il contenimento dei costi rispetto all’individuazione di nuove strategie. Dell’incertezza sulle competenze che distrugge ogni responsabilità. Di una realtà sociale che diventa “poltiglia di massa”, dove la libertà si trasforma in un imperfetto possesso di sé, la famiglia è vista come un contenitore di più individualità e il lavoro è solo una opzione secondaria rispetto all’arricchimento facile.

 “Per uscirne non servono le grandi riforme”, sostiene Della Mura, “ma è sufficiente puntare sulle minoranze attive che operano nella ricerca, sviluppano le relazioni internazionali e vivono l’immigrazione in un contesto di integrazione”. Torna così attuale la sussidiarietà che, lamenta Della Mura, “è stata assente con Fitto ed è carente ora”. Nonostante sia entrata a pieno titolo nel nostro ordinamento dal ’97, anno dell’emanazione della prima legge Bassanini, la sussidiarietà fatica a entrare nella prassi. Dove si continua a prediligere la forma degli atti amministrativi e a paralizzare i processi di modernizzazione “a causa di traumatici spoil system post elettorali, indice di un bipolarismo immaturo”.

Terzo settore come scuola di ideali in un momento a forte rischio diseducativo per Edo Patriarca, consigliere dell’Agenzia delle Onlus. Nonostante i dati Istat mostrino un panorama del volontariato in ascesa, il sistema stenta a funzionare. Percezione dovuta a un sistema civilistico che fa da tappo alla solidarietà, “considerata anacronisticamente distinta dall’economia”. Contribuiscono un panorama fiscale che “invece di promuovere il terzo settore lo controlla in un clima di sospetto”, temendo la creazione di lobby in grado di nuocere allo Stato. Si assiste così a un territorio privo di welfare, cui le famiglie cercano di supplire con badanti e baby sitter, costringendo altrimenti le donne ad abbandonare il proprio lavoro, con conseguenze su produttività e Pil. Perché non esiste crescita senza la pratica della solidarietà.

venerdì 20 Giugno 2008

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